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Visualizzazione dei post da 2013

Tutto qui

Quanto sono ispirata oggi. Zero. Da uno a dieci, uno. Impercettibile quasi. Ma. Molto probabilmente è l'ultimo post dell'anno e prendo in carico le istantanee di un 2013 che a tratti è stato esaustivo, stancante, monotono, divertente, squilibrato e disarmante. Ho bisogno di essere franca. Ho bisogno di dirmi che vivere alla giornata è ciò che più mi si addice. Che i miei attimi spesso sono tanto intensi quanto perturbati. Mai come in quest'anno mi sono sentita a pezzi e allo stesso tempo viva. A luce alterna. Un medicinale in possesso di un bugiardino che direbbe "Assumere a piccole dosi". Oh quanto siete buoni. Direi. Volendo. Se anche non mi leggi è meglio. Le complicazioni viaggiano sempre alla velocità della luce. In direzione antioraria. Ho pensato spesso a tutto ciò che posso perdere. E' cosa drastica, ammetto. Ma così è se vi pare. In questo anno ricco di dubbi degni di Amleto. Così,  se c'è una cosa che proprio non vorrei mai più, è sapere F. m

Fugata

Sarà che ho mal di testa, di quelli che ti prendono il collo, di lato, di sotto e di sopra. Sarà che ho fame di cibo e vita, senza avere tempo né per masticare né per respirare. Sarà che dopo una serata con le amiche a parlare di niente e di tutto, sento la loro assenza addosso e la solitudine in gola. Sarà che ho nostalgia, quella che ti attanaglia la gola, quella senza risposta, quella che non sai perché ma è così e basta, non ci puoi fare niente. Sarà che se ti abbraccio e tu fai finta di non vedermi, io muoio, e lo faccio in quel modo tutto mio, cadendo, appoggiando la testa al pavimento freddo per sentire qualcosa che non sia completamente monotono. Sarà che oggi piove e sono gocce sottili, che bagnano gli occhi ma non i capelli. Saranno tutte queste cose che mi fanno venire il groppo in gola, che mi fanno pensare che forse qualche lacrima, versata a caso, in una solitudine di giocattoli e in un tappeto senza angoli, ci può stare. Senza essere blasfema, intendo. Cioè, non si

SuperEroe

Come sto. Come stai. Ci vorrebbe un supereroe, ogni tanto, di quelli con gli scudi e la capacità di volare. Ecco, se potessi scegliere un superpotere, uno solo, sarei indecisa. L'invisibilità o la capacità di spiccare il volo? Forse la prima è rischiosa, anche perché scoprirei cose che non mi aspetto e se stupirsi è un'ottima abitudine mi piacerebbe esserlo in maniera precaria. SuperAttività. Quando ero piccola ero perdutamente innamorata di Actarus prima e poi di Terence, che superpoteri proprio non ne aveva ma era una sorta di supereroe lo stesso. I film mentali sono iniziati lì, fingendo di essere Venusia sulla poltrona - navicella spaziale, anni 80 dei miei genitori (vellutino marrone fastidioso al tatto), esplorando cieli incontaminati e missioni impossibili. La fantasia ti salva la vita. A volte dalla disperazione, a volte dalla monotonia, se sei bambino ti salva e basta. Come quando sono stata ricoverata in ospedale per Acetone . Si certo, forse svenivo anche. Mangiav

In fondo

Una volta ho pensato che le quattro mura identificate come casa dovessero anche avere un profumo di riferimento a seconda degli stati d'animo, delle stagioni e degli accadimenti. E quindi va bene che d'inverno, vicino al Natale, ci possa essere profumo di zenzero e cannella. E' sacra questa cosa del profumo, e non esiste alternativa, come se non ci fosse altro possibile abbinamento. Il Natale a casa è così. Come il nostro albero. L'ultimo regalo di Carla, che quando sono entrata nel negozio avevo in mente un alberello da un metro e venti, così sta ovunque, e quando sono uscita lo scatolone era dentro un carrello, perché l'albero, appositamente smontato per me, era alto due e metri e trenta. Avevo ancora la Lupo Verde. E dentro era tutto verde di pezzi d'albero e fuori era tutto verde di carrozzeria. E mi si vedeva per un pelo. Il sacchetto di addobbi natalizi era gigante, perché avevo comprato anche quelli, ed erano tutti rossi, in preda ad un acquisto compulsi

Il Calabrone

Coincidenze. Chiamale pure così. Che tanto ci sta. Ho trovato questa frase in un mercato tunisino, era il 1997, accompagnavo gli ospiti per una piccola escursione. Si parlava molto il francese, c'erano tanti libri gialli provenienti da chissà  dove, alcuni originali e altri ben poco. Cercavo Marguerite, tanto per cambiare, per non trovarla e non smentirmi. Poi i segnalibri. Sparsi. Plastificati. La vedo impressa in mezzo ad un centinaio. Diceva così:   La structure de l’aile du frelon, par rapport à son poids, n’est pas adapté pour le vol, mais il ne sait pas et vole de toute façon - Einstein. E aveva già un suono. Anche se non sembra essere attribuita al fisico sopracitato. Quanti dinari vale una frase così se poi ti resta nel cervello per sempre? Non quantificabile, perché diventa ricordo, riflessione, amica, conforto, coincidenza, sorpresa. E poi che bella tutta questa vita in una frase, scoperta in un mercato di odori e colori, dove la gente urla e ti veste per coprire pezz

Un minuto avanti

Sparire da un foglio bianco. Rimanere asciutta anche sotto un'ondata di pioggia. Aspettare una parola che non arriverà mai. Tutto quello che mi terrorizza. Paure recondite, che devo scovare, come fossi da uno psicologo, che forse, imparare ad americanizzarci non sarebbe poi così male. E tutto quello che una donna vorrebbe sentirsi dire si racchiude in qualche parola, senza casualità alcuna. Ti prendo E ti porto via, Non ti preoccupare, Penso io a te, Che ti Amo come mai ho amato nessuna. Al mondo. Su questa terra. Che brucia sotto i piedi. E vissero felici e contenti. Non c'è niente di più terribile al mondo, nell'aspettare, con occhi sbarrati una cosa che non avrai. Perché quando Edward chiedeva a Vivian, con quegli occhi piccoli piccoli e quelle labbra grandi grandi, che cosa volesse, si insomma le aveva già dato qualsiasi cosa,  lei a quel punto risponde La Favola. Sono quei film lì che ti rovinano. L'adolescenza, il cervello e la maturità. Prima, dopo e durante.

Corto

E' molto bella questa cosa della pelle. Questa cosa che se ti conosco e mi piaci mi piacerai sempre. Viaggia sulle terminazioni nervose del mio collo, velocemente, come un movimento improvviso. E' così che mi capita. E' il mio marchio di fabbrica. Non potrei vivere senza. Puro istinto femminile, di quelli che passando per una giornata di pioggia, si trasformano in libertà. Di pensiero, di parole di tutto quello che passa tra il cuore e l'anima. Ci sono delle cose che non si possono dire, ma non per segretezza o tabù, quanto perché sono così belle che qualsiasi descrizione risulterebbe vana. Quel gran genio di Bukowski diceva: "L'anima libera è rara, ma quando la vedi la riconosci, soprattutto perché provi un senso di benessere quando gli sei vicino." Una frase che riassume un post (corto, che più corto non si può) e una settimana.

A Effe, Effe, Effe

Andrà tutto bene. Non ci sono dubbi. Tutto sarà di nuovo come prima e riderai e riderete e tutto questo buio svanirà. E vi riprenderete la vostra vita e tutto quello che state passando vi renderà forti, inossidabili. Te l'ho promesso. La cerco quella stella là, quella che si può pregare tutti i giorni, perché è questo che fanno le persone che hanno paura, come me. E se piango per un film, figuriamoci per un dolore. Così nero, lento e straziante. Chissà voi. Io non riesco nemmeno a immaginare, tutta questa vita senza aria, senza sole. E' per questo che vi abbraccio, forte, da lontano. Perdonate la distanza. Che altre parole non ce ne sono.

Appunto

Stalker, Stolcher & C.

I lettori di questo blog sono amici affezionati, a volte persone che capitano qui per caso, persone curiose, personaggi inconsapevoli sia di essere personaggi sia di essere inconsapevoli. E poi c'è lui. Lettori tremate. Ho uno stalker che per correttezza chiamerò Stolcher della Brianza . Il primo che legge i miei post, non perché siano belli o interessanti, ma per poter scrivere un commento denigrante, ridicolo, divertente. L'identikit è semplice. Maschio, intorno ai 35 anni, si aggira nei dintorni della Brianza con circospezione, un cervello vivace, represso dal lavoro, si diverte a deridere, linguaggio forbito, ha una laurea che non gli serve a niente, a tratti sfigato, devoto a moglie e figlia, bevitore assiduo di grappe e whisky, montanaro nel sangue, dice di saper sciare, correre e giocare a basket.  Asettico alla politica, non si schiera, forse è anarchico o forse monarchico. Fedele interlocutore di tutte le donne in SPM (Sindrome Pre Mestruale), non sopporta la maleduca

TicTacTicTac

C'è questa cosa che devo fare per forza e quando è per forza non viene mai bene. Un racconto. Devo scrivere un racconto per forza. E non mi viene niente. E il foglio rimane bianco. E devo raccontare un particolare della mia vita che sia particolare. I particolari particolari  mi fregano sempre. I dettagli mi fregano a priori, che siano particolari o banali. Questo è un post di parole ripetute. A scuola avrei preso un' insufficienza mediocre e nessuno avrebbe capito. Che tristezza non riuscire a scrivere nulla. Forse sono un incapace, un'inetta. Forse il mio lavoro sarà senza contenuto e nessuno capirà niente e mi crogiolerò nell'ansia e tutto finirà in cassetto. Come se bastasse poi. Chiudere tutto in cassetto. Che ad un certo punto si animano anche i ricordi. E rimango impietrita come se non fosse mai successo. Una prima volta. In compenso faccio cose che non devo fare per forza e leggo due libri in due giorni ( esistono veramente Travis Maddox e Leo Leike? Due belliss

Numeri e Bong

Non che sia di vitale importanza. Ma. Non conto più. Nel senso numerico del verbo. Non conto più le ore che mi separano dalla fine giornata, non conto più le volte in cui dico la stessa cosa, non conto più i soldi che prelevo e che mi occorrono per tutto quello che non è un mio sfizio. Non conto più le volte che il mio nome riecheggia in casa, non conto più le pecorelle  prima di dormire. Sono insonne e basta. Ascolto la mia voce e il mio nome. Ho perso il senso della memoria per tutto quello che non è importante e mi sono rifugiata in uno scheletro d'attesa che a volte non riconosco. Ho sempre amato i numeri per abbinarli alle cose, alle esperienze, come un segno di distinzione e riconoscimento. Mi piace dire: ho letto dieci volte Orgoglio e Pregiudizio, ho visto sedici volte Prima dell'Alba, sono stata due volte a Parigi, ho nove paia di scarpe e quindici film in attesa di visione. Ultimamente ho perso il conto e tutto è affidato al caso, numeri dimenticati, impilati, n

Supplente

Oggi ho pensato che tutto è possibile e che questa storia di essere una supplente di vita è una cosa che può durare per sempre. Quindi vada per il sorriso, vada per tutto quello che mi può scivolare addosso e vada per la vita che scorre lenta. Anzi lentissima. Per non avere fretta, almeno qui. Si, si. Una supplenza ai sentimenti,  a tutte le persone che vorrebbero che io sia, e non sono, dentro. E fuori anche. Supplente senza cattedra. Senza posto fisso. E' così che mi sento. Come se dovessi accettare, per quello che verrà, per essere ripagata un giorno, per avere quella forza, che hanno i precari, passo dopo passo. E non c'è immagine che tenga. Manco fossi una fotografa. Le foto di me, con gli occhi grandi e il naso grande, non mi piacciono mai. Si, lo so, ancora questa storia dei nasi, bel naso bel viso, e qualche dialettaro,  dalle nostre parti, direbbe anche altro e bla bla bla. Ma vengono fuori così. E stravolgerle di colori e filtri non basta mai. Abbastanza. Mai. Parole

Ecco Laura

Amore che arrivi dalla luna e dal cielo, amore che porti gioia in una notte buia, quando le luci del mondo si spengono e l'attesa sfavilla. Ancora non conosci la vita che porti, l'amore che stringerai con le tue piccole mani dorate, come niente e come non mai, tutta questa felicità che si riversa nel tuo viso e nei nostri nasi appiccicati al vetro della tua prima stanza, per rubarti un'espressione, un ricordo, il primo momento di noi insieme a te. Dove sono adesso con la testa, io non lo so, per avere un attimo, fra tutta questa bella gente, e vederti che stai bene, che dormi nel tuo lettino, la coperta rosa e quel braccialetto che ti lega alla mamma anche quando lo toglierai. E scappo nei corridoi di un ospedale che odora di muri vecchi, riflessa in vetrate sporche e sguardi ammalati. Corro e di tutta questa luce che vedo lontana, ho la rassicurante sensazione che tutto sarà per te, bimba mia, come non mai, come scritto, come deve essere, di tutto l'amore con cui mamm

Se fosse il mio Addio.

Come fossi te. In tutto questo buio, vorrei perdermi. E salire e poi scendere e respirare come si fa quando tutto è perduto. Sono qui senza niente, con le mani sulla corsa mentre i miei piedi vanno, non so dove. Gridare con tutto il respiro e piangere fino alle lacrime mute, come quella poesia di noi, che tutto taceva. I tuoi silenzi. Come niente. E io che di te qualcosa non so. Tutti quei momenti di mezzo, non sono di nessuno. La tua faccia scura, il tuo abbraccio lento. Se mi volto, sulle scale, posso perdere i gradini e niente sarà più lo stesso. Io sono quella che ti ha amato, io sono quella che ha sperato, che non fosse vero, che tutto fosse senza la nostra luce. Un minuto, quanti minuti, tutto perduto, palmo contro palmo, il bacio dei Santi. Persino la strada. I miei chilometri. Veloci e senza fiato. I miei capelli che non rispecchiano nei tuoi occhi. Sono ancora io. Quella che ti ha amato. Nonostante tutto. Per tutto. Questo tempo. E non lo so cosa sarò domani. Amore mio. In

Qualunque sia il tuo naso

Alla fine succede che se un giorno è noioso comincio a pensare a questioni tanto assurde quanto stupide, e un po' rido e un po' piango e un po' penso a tutte le cose che devo fare e non ne esco più. Eccoli come l'elenco della spesa, abbandonato nel carrello: Uno : sono una donna ammaccata, si si, come una macchina con una piccola botta sul lato destro. Come se un vandalo o un distratto, avesse aperto la portiera della macchina parcheggiata accanto troppo forte, noncurante delle regole di buona educazione e convivenza. Sono così per colpa dei soprusi di tutti i giorni, quelli che ti logorano all'inverosimile, quelli che sommati e impilati e raccolti e accusati fanno un'ammaccatura, appunto. Due : tutte le persone belle hanno un bel naso, è un dato di fatto. Ho cercato fra le 50 Star più belle del mondo secondo Empire ( Credi e Controlla ), e non ce n'è una dico una con un brutto naso. Impossibile. Magari qualche star fra le più sexy ce l'ha un naso br

Io e Lei

Quando ancora non leggevo e Marguerite Duras non era entrata nella mia vita, mi era difficile credere che un libro potesse regalare emozioni aggiunte al tatto di un indice umido, sull'angolo di qualche pagina sparsa. Qui e là, un dito annoiato su carta ruvida, la beatitudine di un'età superflua, l'indecisione sull'acquisto di All Star nere o rosse e niente di più. Poi Il Libro, con la Elle Maiuscola, indicato distrattamente da Dolores la mia prof. di Francese, a cui piacevo solo per la pronuncia e non per il  lessico, povero o inappropriato, non so. Comunque, quando appare Marguerite, era il lontano 1992 e tutto cambia. Perché L'Amante non è solo un libro, è un inizio, una rivelazione, la consapevolezza che una storia possa essere raccontata ovunque, in qualsiasi momento, con qualsiasi mezzo. La storia di un amore che dura negli anni. E io che leggevo ovunque, anche in bagno, con la schiena appoggiata al cesso e gli occhi sbarrati. Per la fine, l'inizio e quell

Zambla

Se stiamo vicine, vicine, noi amiche intendo, è meglio. Perché ci sentiamo meno sole e ridiamo più spesso. E il sole entra meglio dalle finestre. In uno di questi incontri ravvicinati nell'etere, la mia amica S., mi ha fatto venire in mente Zambla. Piccola, piccolissima cittadina che collega la Valle Seriana, risalendo la Val del Riso, e la Val Brembana (ho dovuto ricercare la localizzazione perché non ricordavo più precisamente dove fosse). Montagna vera, dove S. ha una casetta carina, dove ci siamo rifugiate un'estate in cui non ero ancora maggiorenne a parlare di niente e a ridere di tutto. Il protagonista dei primi giorni della vacanza è stato il Nulla (non come quello della Storia Infinita però, forse come quello dei Baustelle). Ricordo un silenzio gigante, un cielo a portata di mano e questi prati immensi e vuoti. Tanto immensi e tanto vuoti che avevamo deciso di prendere il sole con solo le mutandine addosso, sdraiate su quell'erba morbida, il naso che sembrava sfior

Congiunzione

Se non lo vorrai leggere non lo leggerai ma questo post è per te, ragazzo che mai chiede e mai dà. Sulla strada, on the road, o come cavolo ti va di chiamarla, tutta questa vita, indiscutibile e mai scontata, per non sembrare troppo piccolo o troppo vecchio. Come vuoi. Tu. Che magari non ti piace niente e niente ti occorre. Perché un ragazzo da solo se la cava sempre, figurati un uomo. E ti immagino quando fai frullare la testa, con i capelli sempre al posto giusto, per farti sentire che ti sono vicina anche se non lo sai mai e tutto è veloce e poi lento e disastrato in quel modo confuso, appari e poi scompari e ti do fastidio e ti manco e sei curioso di me e mi dici troppe cose che cambi in continuazione. Niente di quello che abbiamo ti tranquillizza, e un post scritto per un'occasione speciale è sempre troppo leggero per quello che potremmo essere. E non siamo. E non saremo. Due incompiuti. E tutta una vita non ci basta per redimere questa sfida. Grande, immensa, che cosa vuoi ch

Io femmina

Io femmina, donna, sono stata anche una bambina, con le gambe magre e le occhiaie grandi che mi segnavano gli occhi, la pelle bianca, i capelli così dritti che oggi li sogno la notte. E andavo a scuola vicino a casa della nonna, perché la mia vera casa era lì, che da bambino la tua casa è dove sogni di tornare sempre e non dove dormi la notte. Avevo una migliore amica di nome Stefania, già alta, bellissima, gli occhi grandi e blu, le labbra carnose e i denti perfetti. Stavamo sempre in cortile a giocare, a correre, a saltare con l'elastico, a scambiarci le figurine di Giorgie e KissMeLicia, a ricalcare disegni attaccati al vetro. Poi avevamo quei diari con lucchetto che sembravano contenere tutti i segreti del mondo, i compagni di classe disegnavano una dedica, un bel disegno e una frase che poteva equivalere a un  non ti dimenticherò mai.  E tutte noi femmine facevamo la fila per avere un disegno da Luca, il figo elementare più bello di tutta la scuola. Un disegno. Uno solo. Bast

Cretinatamente imperfetta

Una delle anomalie nel mio cervello. Ogni tanto mi capita di aver voglia di vedere film adolescenziali. Nonostante il tempo delle mele sia già volato e le rughe prendano il colore della vita, sono attratta dalla stupidità, dalle locandine colorate e dagli attori sorridenti, lisci e felici. Che bel mondo. Gli smartphone sempre accesi, i capelli lunghi e curati (che se torno indietro la riga in mezzo non me la faccio più), le unghie colorate e perfette, i vestiti dagli abbinamenti stravaganti. E poi l'eyeliner. Se lo mettono ancora le fighette di oggi, almeno nei film. E se c'è una cosa che io sapevo fare perfettamente era mettermi l'eyeliner. Quanto l'ho amato. La linea lunga e dritta, fine, che continuava dove l'occhio finiva. La mano ferma e precisa, senza esitazione. Era l'unica cosa perfetta che avevo. Una linea nera sull'occhio. Perché il resto mi sembrava tutto tremendamente instabile. Ed era anche l'ultima cosa che si notava di me, è questa la cosa

Il sole nella testa

Riparto da qui. Le mutande della disperazione mi stanno addosso come una seconda pelle e il timer delle scelte mi appare come uno spauracchio desertico. E se non prendo aria è solo perché la finestra è sopra la mia testa. Rifletto questo volto come fosse liscio e penso di non poter prendere decisioni importanti perché il momento giusto non è ancora arrivato. Sono cose che sento e non so spiegare. Come dovesse accadere qualcosa che stravolgerà la mia vita. Come fosse indispensabile dare tempo al tempo. Il Circolo del Dubbio. Avuto e dato. E questo blog da testimone. E dimostrare che niente è scontato. Nemmeno io. Una vacanza non basta mai. Bisognerebbe partire almeno 4 volte l'anno. Una per stagione. E avere un armadio per ogni freddo. Dentro. Fuori. In testa. E voglio dimenticare tutte le parole brutte, anche se non è il mio forte, credere alle mie ragioni e non avere paura. Di quello che accadrà e dei costumi che non metterò per un anno. Di quello che sarà di noi, di me, di quell

Domani Vado

Stasera c'erano qui Fabry e Francy a mangiare la mia pizza e anche se non è tonda la mangiamo sempre in quei piatti giganti che più o meno tutti possiedono. I miei sono sei e raffigurano sei belle città del mondo: Parigi, Londra, New York, Il Cairo, Honolulu e Roma. Quando li dispongo sulla tavola lo faccio casualmente ma non mi faccio mai capitare Il Cairo, forse perché è l'ultima città che vorrei vedere, di solito capita sempre a L., in maniera spontanea. Comunque, succede che finita la cena, metto i piatti in lavastoviglie e mi scivola dalle mani verticalmente un piatto, si scheggia. Non si rompe ma piccoli pezzettini si staccano. Penso: speriamo che non sia Parigi e nemmeno Londra e nemmeno New York e nemmeno Roma, speriamo, speriamo.  E' Honolulu. Sono quasi felice. E' un segno. A Honolulu non ci andrò mai. Chissenefrega. Una cosa molto stupida, che mi si addice. E poi penso anche che sto per partire. Uno di quei viaggi normali. Che il vero viaggio si fa se si va

Cadermi Addosso

Uno poi si mette lì a pensare, che l'occasione della vita sia una sola, che passa e se te ne accorgi e se sei fortunato forse il ritmo ti cambia. E non solo. E magari ti cambia tutto. Quell'incessante stordimento di monotonia si trasforma in una strabiliante euforia giornaliera. Da non credere. Che poi ad un certo punto ti guardi indietro, ma nemmeno tanto, basta un giorno o un'ora, e capisci. Bastava cogliere l'occasione di essere presente, di essere buono, gioviale, di avere tempo, l'occasione di avere quell'amore e non farselo sfuggire, di mostrare quel talento che ti supera, l'occasione di ascoltare, un amico, un figlio, un fratello, di scappare, di ridere. Che queste occasioni ti cambiano la vita e nemmeno te  ne accorgi. C'è una cosa curiosa, in latino la parola occasione deriva da occasio , a sua volta da occasum derivazione di occidere. Il significato finale è cadere. Credo si intendesse un concetto astratto, come a voler dire che le occasioni

Naso in sù

Amici. Cari. Stasera state con il naso all'insù. E' San Lorenzo e tutti voi desiderate qualcosa. Conosco i desideri di ognuno, anche se non me li dite. E so con esattezza il motivo per cui, ogni tanto, siete tristi e gli occhi vi si inondano di pianto. Anche se siete lontani, anche se non dico niente. Sono presuntuosa, di una presunzione soffocata, per effetto di quello che chiamo sentire innato. Ho pensato che sarebbe bello che mi foste accanto, che si potesse stare vicini più spesso, che ci si potesse guardare negli occhi con quella frequenza di monotonia e abitudine. Come in queste sere, sarebbe bello unire tutte le sdraio, una a fianco dell'altra e aspettare che una stella passi e che tutti nello stesso istante potessimo gioire e sperare che quell'unico desiderio sia lì, dietro l'angolo. Io per anni ho espresso lo stesso desiderio e mi è capitato di vedere una stella cadente anche in dicembre, con Lilly, e forse quest'anno cambierò, giusto perché le stelle

Tu?

E tu dov'eri il 4 luglio del 2006, quando, al centodiciannovesimo minuto dei tempi supplementari di Germania - Italia, Fabio Grosso, dopo assist pennellato di Andrea Pirlo segna, con un sinistro a rientrare, il gol dell' uno a zero? Io al centodiciannovesimo minuto e tre secondi ero sul tavolino in legno, braccia al cielo, esultando mascolinamente, con tutta quella forza che mi spetta in casi del genere. Il silenzio delle strade è stato sfaldato inesorabilmente da un boato. E la finale è lì dietro l'angolo, penso, aspettando che l'orchestra di  Gilardino e Del Piero mi regalasse un altro salto leggiadro e le trombette di tutta la pianura padana nelle orecchie. Ecco quell'esaltazione calcistica  che  porta a chiederti chi invitare alla finale, che per scaramanzia non vorresti nessuno, perché altrimenti non si possono occupare gli stessi posti, mi manca. Terribilmente. Che quell'Italia lì non torna più. E quel bel napoletano di Cannavaro non alzerà più la coppa.

La mancanza di te

E' chiaro che fra di noi tutto resta immobile. "Miei Cari, non mi avete perduta. Io vi sorrido ancora perché nessuno muore sulla terra finché vive nel cuore di chi resta."                                                                                                                                                                                Stig Dagerman

Di me

Laura. 38 anni. Oggi. Uff. Un marito. Un figlio. Gli amori della mia vita. Quelli che mi sconvolgono. R. che mi ama incondizionatamente e L. che mi ama e, a tratti, non mi sopporta.  Quando ho la luna storta, quando mi isolo, quando non sono comprensiva e paziente, quando non ce n'è per nessuno. Cinica spesso, romantica, bastarda e senza pietà a volte. Devo sentirmi libera altrimenti divento matta. Non sopporto le bugie, le omissioni, le persone che non mi guardano in faccia quando mi parlano. Sinistroide oggi nevrotica e stanca. Odio Bersani e D'Alema, amo Renzi e Civati.  Odio discutere con G. di politica. Amo la pizza di Antonio perché non sarà mai come la mia. Milanista dalla nascita, mi piace andare allo stadio ma da quando non c'è più Carla, di calcio non ne parlo più. Le amiche. Che amo. Quelle di sempre. La vita per noi è diversa. Poi un'amica a Parigi che mi manca tanto, una a Londra che non dimentico. Amici in bozza, amici ritrovati. Amici qui e amici là.

Romanticamente

Google. Amore mio. Si scovano certe cose che mi fanno trasalire. Come questa lettera, scritta da un autore anonimo ad un altrettanto anonima destinataria. La riporto, di seguito, senza interferire. "Ti ho aspettata. Qui. Nel nostro unico posto. Un pontile che pochi conoscono. E non per minuti ma per anni, con tutte le mie cose a seguito. Come un fuggitivo in attesa dell'occasione giusta, il momento in cui sarei scappato a gambe levate, assaporando la vita con il gusto delle tue labbra, apprezzando ogni istante come se per la prima volta mi appartenesse. E ti ho amata. Sempre. Da lontano, guardando la tua felicità dietro un angolo come se per te non esistessi più. E' così che ti ho riconosciuta, fra cento voci nell'etere. Ancora, per mille minuti di te, avrei dato qualsiasi cosa, come quel profumo che ti incalzava la pelle quando mi baciavi e mi sorridevi come se il nostro tempo potesse non esserci rubato. Se non è amore questo che cos'è? E io dubbi non ne ho pi

Quello che offre la notte

Inverosimile. Questo bellissimo silenzio di aria rarefatta. Perché qui non c'è veramente nessuno. Sono spaiata. Con i grilli dell'estate che cantano sommessi e tutta l'immobilità di questa pigra serata. Non mi capitava da anni di essere così sola e pensare a me come una giovane donna in possesso della propria vita. Io mi diverto con me stessa. E' la grande verità di questo buio che arriva in punta di piedi. E non essere mai stanca, di niente, voler vivere la notte, tutte le notti, con un film tra le mani o qualche parola nell'etere. Pensando che valga la pena giocarsela questa partita, ovunque si vada, ovunque ci porti il mondo e i nostri piedi, uno dietro l'altro. Un penny per i tuoi pensieri. Jeanne Moreau era bellissima quando lo diceva. Con quell'espressione che solo i francesi riescono a fare. E pagherei per qualche pensiero tra le mani, come piccole e solide biglie di vetro. Ne avevo una collezione quando ero bambina, le compravo al mare, d'esta

14600

E' questo amore, che se non lo provi non sai cosa vuol dire, ti prende, ti confonde e ti rende quella donna che non sei mai stata. E' un girotondo di sorrisi e che tu mi ami non è cosa dubbia. Senza misura. Senza confini. Quattro anni passati a guardarti, a sospirare, a credere che non ci possa essere niente di più bello. Le tue infinite parole. La tua voce in ogni angolo della casa. Non smetti mai di dirmi quanto per te sono bella e siccome ho la consapevolezza che quando crescerai non me lo dirai più, prendo tutto, senza dimenticare nulla. E' così che ti amo, di quell'amore cieco, senza distanze, di quell'amore che a volte non so descrivere e pronunciare. Sono onorata per tutta questa bellezza. Amore mio. Oggi nel giorno della tua festa, il tuo nome è come un'eco, pronunciato per quattro anni almeno dieci volte al giorno. Quattordicimilaseicento. Dico. E  non averne mai abbastanza. Happy Birthday Riky, Kiky, DinDin.

Discorsi Importanti - Capitolo 3

- Mamma ma anche tu quando eri piccola mettevi le supposte? - Si, certo, ne ho messe tante. - Ah ne hai messe tante? Ma una o tre? - Tre. - Ma ne hai messe tante perché avevi la patatina e le tette? [senza risposta] - Il cane è il marito della pecora. [ahahah] - Mamma cosa fai? - Mi tolgo i baffetti con la ceretta... - Ma hai i baffi? Chi te li ha dati? Papà? [mancano solo i baffi di papà] - Mamma papà ammazza le mosche! - Digli di usare l'ammazza mosche nuovo... - No mamma, lui non usa l'ammazzamosche, lui le ammazza con l'aria che gli esce dal cu.. [fermato... ma nemmeno troppo in tempo] - Mamma per il mio compleanno voglio un trattore nuovo a pedali con la ruspa dietro... - Riccardo ne hai già due - No ma quello non ce l'ho - Non importa, basta trattori... - Dai mamma non ti formalizzare... [è il formalizzare che sconvolge] - Fa un caldo della Madonna [sarà perchè frequenta un asilo di suore?] - Mamma, perché vai in palest

Prima o poi tutto passa

Di tutto questo dolore non so cosa farne. Di tutto questo buio nel cuore  non ne ho più la consapevolezza. Per abitudine e per noia e perché nessuno mi ascolta più e perché non ho più un posto dove andare, da quando tu non sali più quelle scale, da quando l'abitudine di te si è fatta distante. Questo tormento riemerge sazio, se sono labile, se la temperatura del mio corpo sale senza controllo, se nessuno mi mette una mano sulla fronte, se tu, che chissà dove sei ora, sei così lontana da non regalarmi nemmeno la tua immagine in un sogno. E in una giornata come quella di ieri piango senza ritegno, cerco un appiglio che non trovo, e tutte queste lacrime mi inondano l'anima, mi riesce difficile stare in piedi, camminare e fare tutte quelle cose per cui si vive di giorno e quella strada che ho dentro non è più nemmeno così chiara, si sgretola, si perde da sé, corre da fuori. Non mi basta più niente. E' una cosa straziante. Non averne mai abbastanza. Di tutta quella leggerezza.

Cooky Snack

Di questo giugno non c'è ancora niente da dire. Una cosa però. Il ricordo dei Cooky Snack nei pomeriggi  liberi della mia adolescenza, alla fine della scuola. Che così buono non l'hanno più fatto. Il biscotto sapeva di miele e c'erano delle goccioline di cioccolato intorno alla panna. Lo mangiavo seduta sul balcone della nonna, guardando la via trafficata con le gambe a penzoloni, avendo la percezione che il mondo fosse tutto lì e che niente mai potesse cambiare. Piccolo sguardo, piccola via. In fondo a Lodi. Un Cooky e il tempo immobile, il fresco delle piastrelle sulle gambe nude, tutto quello che di leggero ci può stare nel corpo di una ragazzina, un diario con lucchetto, la vocina di Vanessa Paradis che canta Joe le taxi [Y va pas partout Y marche pas au soda, Son saxo jaune...]. Che quasi quasi avevamo pure la stessa età. Mannaggia lei era bellissima. Anche con il buco in mezzo ai denti. Che l'avessi avuto io mi avrebbero preso per il culo per una vita. E intanto

Così

Durante una delle mie veglie notturne, nel silenzio, ho pensato che fosse indispensabile dire a me stessa alcune cose, a voce bassa,  ed essere ascoltata, con quell'infantile remoto entusiasmo che si riserva per le grandi occasioni. Perché non m'interessa avere una casa immensa e non poter vedere il mondo, non m'interessa sorridere senza farlo veramente, non m'interessa stare in un posto in cui non vorrei essere, non m'interessa indossare un abito costoso se non mi sta bene, non m'interessa uscire a cena con qualcuno che non mi guarda negli occhi, non m'interessa giocare a basket senza competizione, non m'interessa niente se le persone che amo non stanno bene, non m'interessa essere abbracciata per essere trattenuta e non m'interessa avere un fiume di parole se poi non ho un foglio su cui scriverle. Da sempre. Perché non ne posso fare a meno, perché tutto gira intorno alla mie orribile testolina spettinata, come se tutto varcasse la soglia dell&#

Mandarini

Che. Checciè. Oggi. Chi. Chicciè. Oggi. Se non avessi tutte le persone che ho adesso con me, morirei. E chi ha inventato Uozzap è un genio, perchè ci tiene tutti vicini, vicini, di giorno e di notte, come nelle migliori famiglie. Virtualmente sostituisce un abbraccio, ti arricchisce di parole improvvisate e se sei sincero giochi anche al gioco della verità , che adoro, come  alle Medie, quando era l'unico modo per sopravvivere alle feste di compleanno con la musica dei New Kids On the Block a palla (per rimanere in tema "Inglese Perfetto" avrei dovuto scrivere NiuChizzondebloc). Un buon deterrente alla noia, alle mancanze di tutti i giorni, alla solitudine che prima o poi arriva per tutti. Un modo per stare incazzati meno possibile, in questa pianura che puzza di maialone, dove piove sempre e non c'è modo di avere un attimo per respirare aria buona. Leggo e rido da sola. E la gente pensa che sono matta. E forse un po' lo sono. Ma chissenefrega. Tutto questo è

Uno Scorcio

Scorcio di conversazione. Rubato. Due giovani donne. - Io non lo so cosa mi sta succedendo. - Ho le farfalle nello stomaco... - Non ci saremo mica ammalate di qualcosa? - Si, di vita.

Ecco

"Ci sono momenti in cui uno vorrebbe dire tante cose che forse il modo migliore per dirle è stare zitto."                                                                                       Levante Quarini                                                                                      dal film "Il ciclone" da PensieriParole

100 e +

Perché se hai una voce come la mia, la mattina in macchina, tieni chiusa la bocca, soprattutto se i finestrini sono abbassati e il sole ti scalda le mani. Se hai una voce come la mia canti Piece of my heart con i finestrini chiusi, sperando che Janice, da lassù, non si irriti troppo... Mentre stavo cercando di parlare con la pediatra (strano  non capita mai), ho cliccato una volta di troppo gli auricolari e tac. Quando una canzone mi entra in testa, non esce più, mi ritrovo il ritornello rimbombante, il tempo ticchettato sulla tastiera e la colonna sonora a questo post. Oh come on come on come on come on. E chissà come sarebbe cantare questa canzone su un palco, con una bella voce (ovviamente), un paio di pantaloni di pelle e una buona dose di sfacciataggine. Take it! Chissà come sarebbe poter vivere della propria arte, improvvisata, studiata, programmata, amare il proprio lavoro perchè la fonte è talento innato. Take another little piece of my heart now, baby. Chissà come sarebbe

Oggi, per tutti

"Nel rapporto con gli altri chiediti sempre se vale la pena. Se vale la pena aspettarli, comprenderli, capire i loro silenzi. Giustificare i loro comportamenti, i loro allontanamenti. Chiediti fino a che punto sei disposto ad accettare tutto ciò. E non c'entra il bene che vuoi loro. E' che tutto ha un limite" G.P. De Felice

On Off

Se poi ci fosse un modo per accendere il cervello di chi lo tiene spento (o in stand by) si risolverebbero milioni di problemi. Io a volte sono spietata, mi rendo conto, sono terribilmente cinica ma credo che la durezza paghi di più, a lungo andare, di un atteggiamento che asseconda. Sono arrabbiata, immensamente, perché l'egoismo degli stolti che lede me e le persone che amo, mi fa credere che una soluzione imminente non ci sia. E' brutto non capire nulla, non sapere niente di niente, non conoscere, ignorare le sfaccettatute della vita, guardare negli occhi una persona e mentire, dire la cosa più comoda. La menzogna più grama, la bugia che fa male sempre, per tutta la vita, perché se riesci a mentire a chi ti ha amato, nonostante tutto, vuol dire che non hai remore, rispetto e sei perduto. E respiro. E corro. E sbuffo. E parlo. E odio. E mi chiedo perchè. E non è cosa salutare, perchè se sono nervosa poi mangio quello che capita, in maniera disordinata, ingrasso, non dormo d

Luoghi comuni e fumata bianca

Ma come siamo lenti. Ho dovuto modificare la mia homepage (di una testata giornalistica) per non rodermi le anche e i sentimenti. Si insomma, l'Italia è governata da una manica di imbecilli e alla terza votazione non sono ancora riusciti a decidere il nome del futuro Presidente della Repubblica. Da povera cittadina con un lavoro tassato e precario (perché niente è ormai certo), ho la sensazione che il prossimo ultra settantenne sarà una persona che avrà un gran da fare con tutti questi vecchi galletti e forse cadrà uno dei più importanti luoghi comuni italiani... il Presidente della Repubblica non serve a un cazzo (evviva i francesismi). Perché diciamolo senza vergogna, per una volta, che siamo un popolo fantastico, pieno di gioia, pieno di tradizioni, di cultura e educazione alla vita. Ehm. Perché se a Montecitorio ci sono anche i Grillini vuol dire che un po' di America è arrivata anche qui, in ritardo ovviamente e non è proprio come vedere il caro Martin che nel 1963 a

In qualche riga

La maliconia e i rimpianti. E i se. E  non avere coraggio. E tutto quello che adesso farei con la forza della mia età. La sufficienza di essere io e solo io, la sensazione di non arrivare mai, di non essere mai soddisfatta,  la tentazione di andare e cambiare vita. Lontano. Per non averne mai abbastanza. Come da bambina, con le ginocchia sbucciate, e la voglia di giocare, senza fermarsi, nemmeno il tempo di fare pipì, correre di qui e di là, avere sempre la terra bruciata sotto i piedi e non saper che è tutto troppo breve per fermarsi a respirare. E il cielo d'estate al mare, il profumo della notte in spiaggia, le stelle che non finiscono. A qualsiasi età, oggi come ieri. Sono qui e dove cazzo voglio andare se ho delle radici che crescono da un secolo e non si fermano più. Sotto terra, tra i rovi, tra le foglie, radici che passano dalle gambe e dal cuore, veloci, silenziose. Oggi sono seduta su uno sgabello rosso, settore Nostalgia, fila Libertà Perduta. Fatemi spazio.

Pensieri Piccoli

Oggi è così, ho dei pensieri piccoli. Primo Pensiero Sono una stronza acida. Soprattutto quando piove da 7 giorni consecutivamente e il cielo in questa città contadina è tanto grigio quanto insulso. Acida quando mi alzo la mattina e metto le scarpe primaverili perché le date sono quelle giuste ma poi mi tocca schivare le pucce per raggiungere la macchina e andare a mangiare patate arrosto. Stronza quando racconto alle amiche che domenica alla Stramilano, una tipa infighettata, per superarmi, scivola rovinosamente dal marciapiede e picchia il mento. E ho riso di tante persone. E non dimentico. Perché alle superiori c'era chi, ragazza distratta, aveva i peli sulle guance, c'era chi leccava il culo, chi diceva di avere ancora i denti da latte e chi aveva l'alito puzzolente. Secondo Pensiero Nella noia mortale, nel grigiore, nell'afa, ho gli acuti maggiori. O mi ami o mi odi e io o ti amo o ti odio. Niente vie di mezzo. Terzo Pensiero L'umidità mi prend

"L'amante" - M.Duras

Quanto ho amato questo libro... "Anni e anni dopo la guerra, dopo i matrimoni, i figli, i divorzi, i libri, era venuto a Parigi con la moglie. Le aveva telefonato. Sono io. Lei l'aveva riconosciuto dalla voce. Le aveva detto: volevo solo sentire la tua voce. Lei aveva detto: ciao, sono io. Era intimidito, aveva paura come prima, la voce improvvisamente gli tremava e in quel tremito, improvvisamente, lei aveva ritrovato l'accento cinese. Lui sapeva che lei aveva cominciato a scrivere libri, l'aveva saputo dalla madre incontrata a Saigon. Sapeva anche del fratello piccolo, disse che ne aveva sofferto pensando a lei. E poi sembrava che non avesse altro da dire. Ma poi glielo aveva detto. Le aveva detto che era come prima, che l'amava ancora, che non avrebbe potuto mai smettere di amarla, che l'avrebbe amata fino alla morte."                                                                                    L'amante   -   Marguerite Duras

La Bambina Nata Due Volte

Finalmente un libro degno di un post, comprato dopo suggerimento di una collega lettrice, su Amazon, proprio perché nelle librerie lodigiane non esiste (la faccia di mediocra interrogazione del commesso alla mia richiesta è tutto un programma). E' la storia di tre donne, nonna, figlia e nipote, unite da un legame inossidabile, iniziato il primo giorno del XX secolo. La Bambina Nata Due Volte è proprio Pajarita, la prima di questa dinastia di donne, nata una prima volta, scomparsa poco dopo e riapparsa magicamente su un albero. E' il miracolo atteso a Tuacarembo, villaggio del sud America, all'inizio di ogni secolo. Pajarita cresce, temuta per i presunti poteri magici e rispettata per il dono di saper curare i mali con le erbe, conosce il marito, si desiderano, si amano, e vivono a Montevideo i primi anni felici del loro matrimonio. Poi arrivano le disavventure, nascono i figli, il marito esce di scena qualche anno, dedito all'alcol, al gioco d'azzardo,  proprio

Oddio

La verità è che sono incazzata, con me stessa, con tutti e triste infinitamente per questa insoddisfazione perenne che mi circonda. E sono anche stronza, sempre, tutti i giorni, perché dovrò pur difendermi senza avere la forza di difendere anche gli altri. Perché te la devo dire la verità, altrimenti sto male e il dolore mi trafigge l'anima, per tutte quelle persone banali che stanno là fuori senza mai aprire bocca, io odio tutto quello che è apatico, odio gli uomini che fanno gli zerbini, odio chi non ha il coraggio di cambiare, odio tutte le cose banali e devo dare fiato alle dita altrimenti non la finisco più con questa storia. E sono incazzata perché le persone come me alla fine ci smenano il cuore, ci smenano l'anima, ci smenano pezzetti di vita tutti i giorni. Stronza e senza forze quando arriva sera, senza pace alcuna, senza un sorriso di troppo, con la faccia tirata e le rughe che solcano la rabbia. Dentro. Oddio che noia mortale, tutti i giri antiorari della mia test

Le Donne Che Ho

Siamo donne bellissime, non sempre perfette ma dalle mille sfaccettature. Siamo donne che piangono anche per un film, siamo donne che amano alla follia, che pregano per un figlio o semplicemente per essere ascoltate. Abbiamo tutto ma a volte ci sembra di non avere niente. Iniziamo una dieta tutti i giorni della settimana, facciamo sport in tutti i ritagli di tempo, mangiamo cioccolato per non sentirci troppo trascurate. Ci soffermiamo spesso ad ammirare borse, vestiti e scarpe che non possiamo permetterci, perché il tempo per il desiderio è sempre vivo. Abbiamo sicuramente tanti amori, uomini, figli, genitori, animali, amici, e tante passioni, c'è chi balla, c'è chi scrive, c'è chi guarda alla finestra la vita degli altri, c'è chi corre, c'è chi aspetta, c'è chi si guarda allo specchio e chi per fare in fretta si guarda solo riflessa nelle vetrine dei negozi. Siamo donne sempre, ogni giorno, quando ci alziamo prima di tutti e quando andiamo a letto per ultim

Fossi stata Americana non avrei avuto dubbi

La prima volta da indecisa . Le prime votazioni in cui tutto risulta talmente vecchio e pieno di muffa da disorientarmi. Ora, siccome sono entrata nel panico e ho un bisogno struggente di un’illuminazione, mi sono rifugiata nella mia memoria storica e ho provato a ripassare cosa è destra e cosa è sinistra. Et Voilà. La prima è sinonimo di competizione, d’individualismo.   Più si è competitivi più l’offerta sarà migliore e di qualità.   Tende a difendere le differenze sociali ed economiche,   fa del “Vinca il Migliore” una legge da applicare in campo economico, sociale, politico.   Lo Stato non dovrebbe intervenire nell’economia e nella società, è per la libera iniziativa, per il capitalismo. La destra difende la patria, le identità nazionali, i valori della religione di appartenenza. La seconda si preoccupa che le risorse possano essere equamente distribuite, credono che le disuguaglianze siano eliminabili.   La sinistra appoggia tutte le iniziative pubbliche, crede che l’o