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Visualizzazione dei post da novembre, 2013

Il Calabrone

Coincidenze. Chiamale pure così. Che tanto ci sta. Ho trovato questa frase in un mercato tunisino, era il 1997, accompagnavo gli ospiti per una piccola escursione. Si parlava molto il francese, c'erano tanti libri gialli provenienti da chissà  dove, alcuni originali e altri ben poco. Cercavo Marguerite, tanto per cambiare, per non trovarla e non smentirmi. Poi i segnalibri. Sparsi. Plastificati. La vedo impressa in mezzo ad un centinaio. Diceva così:   La structure de l’aile du frelon, par rapport à son poids, n’est pas adapté pour le vol, mais il ne sait pas et vole de toute façon - Einstein. E aveva già un suono. Anche se non sembra essere attribuita al fisico sopracitato. Quanti dinari vale una frase così se poi ti resta nel cervello per sempre? Non quantificabile, perché diventa ricordo, riflessione, amica, conforto, coincidenza, sorpresa. E poi che bella tutta questa vita in una frase, scoperta in un mercato di odori e colori, dove la gente urla e ti veste per coprire pezz

Un minuto avanti

Sparire da un foglio bianco. Rimanere asciutta anche sotto un'ondata di pioggia. Aspettare una parola che non arriverà mai. Tutto quello che mi terrorizza. Paure recondite, che devo scovare, come fossi da uno psicologo, che forse, imparare ad americanizzarci non sarebbe poi così male. E tutto quello che una donna vorrebbe sentirsi dire si racchiude in qualche parola, senza casualità alcuna. Ti prendo E ti porto via, Non ti preoccupare, Penso io a te, Che ti Amo come mai ho amato nessuna. Al mondo. Su questa terra. Che brucia sotto i piedi. E vissero felici e contenti. Non c'è niente di più terribile al mondo, nell'aspettare, con occhi sbarrati una cosa che non avrai. Perché quando Edward chiedeva a Vivian, con quegli occhi piccoli piccoli e quelle labbra grandi grandi, che cosa volesse, si insomma le aveva già dato qualsiasi cosa,  lei a quel punto risponde La Favola. Sono quei film lì che ti rovinano. L'adolescenza, il cervello e la maturità. Prima, dopo e durante.

Corto

E' molto bella questa cosa della pelle. Questa cosa che se ti conosco e mi piaci mi piacerai sempre. Viaggia sulle terminazioni nervose del mio collo, velocemente, come un movimento improvviso. E' così che mi capita. E' il mio marchio di fabbrica. Non potrei vivere senza. Puro istinto femminile, di quelli che passando per una giornata di pioggia, si trasformano in libertà. Di pensiero, di parole di tutto quello che passa tra il cuore e l'anima. Ci sono delle cose che non si possono dire, ma non per segretezza o tabù, quanto perché sono così belle che qualsiasi descrizione risulterebbe vana. Quel gran genio di Bukowski diceva: "L'anima libera è rara, ma quando la vedi la riconosci, soprattutto perché provi un senso di benessere quando gli sei vicino." Una frase che riassume un post (corto, che più corto non si può) e una settimana.

A Effe, Effe, Effe

Andrà tutto bene. Non ci sono dubbi. Tutto sarà di nuovo come prima e riderai e riderete e tutto questo buio svanirà. E vi riprenderete la vostra vita e tutto quello che state passando vi renderà forti, inossidabili. Te l'ho promesso. La cerco quella stella là, quella che si può pregare tutti i giorni, perché è questo che fanno le persone che hanno paura, come me. E se piango per un film, figuriamoci per un dolore. Così nero, lento e straziante. Chissà voi. Io non riesco nemmeno a immaginare, tutta questa vita senza aria, senza sole. E' per questo che vi abbraccio, forte, da lontano. Perdonate la distanza. Che altre parole non ce ne sono.

Appunto

Stalker, Stolcher & C.

I lettori di questo blog sono amici affezionati, a volte persone che capitano qui per caso, persone curiose, personaggi inconsapevoli sia di essere personaggi sia di essere inconsapevoli. E poi c'è lui. Lettori tremate. Ho uno stalker che per correttezza chiamerò Stolcher della Brianza . Il primo che legge i miei post, non perché siano belli o interessanti, ma per poter scrivere un commento denigrante, ridicolo, divertente. L'identikit è semplice. Maschio, intorno ai 35 anni, si aggira nei dintorni della Brianza con circospezione, un cervello vivace, represso dal lavoro, si diverte a deridere, linguaggio forbito, ha una laurea che non gli serve a niente, a tratti sfigato, devoto a moglie e figlia, bevitore assiduo di grappe e whisky, montanaro nel sangue, dice di saper sciare, correre e giocare a basket.  Asettico alla politica, non si schiera, forse è anarchico o forse monarchico. Fedele interlocutore di tutte le donne in SPM (Sindrome Pre Mestruale), non sopporta la maleduca

TicTacTicTac

C'è questa cosa che devo fare per forza e quando è per forza non viene mai bene. Un racconto. Devo scrivere un racconto per forza. E non mi viene niente. E il foglio rimane bianco. E devo raccontare un particolare della mia vita che sia particolare. I particolari particolari  mi fregano sempre. I dettagli mi fregano a priori, che siano particolari o banali. Questo è un post di parole ripetute. A scuola avrei preso un' insufficienza mediocre e nessuno avrebbe capito. Che tristezza non riuscire a scrivere nulla. Forse sono un incapace, un'inetta. Forse il mio lavoro sarà senza contenuto e nessuno capirà niente e mi crogiolerò nell'ansia e tutto finirà in cassetto. Come se bastasse poi. Chiudere tutto in cassetto. Che ad un certo punto si animano anche i ricordi. E rimango impietrita come se non fosse mai successo. Una prima volta. In compenso faccio cose che non devo fare per forza e leggo due libri in due giorni ( esistono veramente Travis Maddox e Leo Leike? Due belliss