M. sostiene che sia così, la Vita intendo, senza giustizia, senza pietà e ripetutamente cieca. Io non vorrei avesse ragione e mi impongo di credere ancora in questa strada, tortuosa, povera, a tratti imbarazzante, ricca di gioie e dolori. Questa sola Vita. Improvvisamente defraudata di tutti i sogni che perdiamo, passo dopo passo, come se crescere fosse cosa troppo grave e ambita, come se non rimanesse altro che correre per raggiungere quella meta ancora sconosciuta. Arrancare. E poi abbracciarsi stretti, piangendo guardando le tragedie di Studio Aperto, pensando di essere fortunata, ormone che scende e ormone che sale. Poi capita che esci e guardi di nuovo il mondo come fosse pieno di luci. Intermittenti. E ridere di niente, avere una sana idiozia addosso, passare una serata con le amiche di sempre e sperare non finisca mai. Una foto di quanto siamo ancora belle, ridendo dell'età che avevamo. Tutta questa Vita addosso e in un attimo torni ad avere diciotto anni. Sperare che...