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Visualizzazione dei post da maggio, 2012

Non nominare la suocera (e la sua insalata di riso)

Buongiorno AmoreMio. Ieri sera ci siamo buttati addosso verità e cattiverie. Non voglio accrescere la polemica ma volevo dirti che l'insalata di riso di tua mamma era veramente immangiabile, ne ho assaggiato un cucchiaino mentre tu eri nell'altra stanza, per capire se l'olfatto mi avesse tradito, per sapere se per caso avessi dovuto inginocchiarmi per le scuse o qualcosa di simile. E' stata una liberazione, potertelo dire, ammettere che proprio non mi piace. Perché per quanto ti faccia male, per quanto possa essere una verità scomoda, sono riuscita a non avere filtri di alcun genere. E come se niente fosse ti sei offeso per un'insalata di riso. Una stupida e vuota insalata di riso. Pensa a tutte le cose che dici a me. Potresti capire, forse. E dai, magari fai un sorriso quando torni a casa, butta via l'ansia e sii felice, abbraccia la nostra vita insieme e mangia un bel piattone di insalata di riso della tua mamma, è nel frigo, terzo ripiano...      

Crampi & C.

Sono una donna fisicamente a pezzi. Non corro più come una volta e non riesco a recuperare granché. Dieci chilometri a settimana non bastano a far di me una persona in forma fisica smagliante. Dovrei permettermi almeno 20 km a settimana, divisi in 4 sedute, più la partita di basket del lunedì (che è peggio dei 20 km), per ritrovare quel fiato che non ho più. Perché il discorso è che ho dolori ovunque, gambe, schiena, braccia; il mio sensore Nike non rileva nient'altro che la mia velocità, peraltro abbastanza discutibile. Insomma, sono quella che i veri atleti potrebbero chiamare cesso. Senza alcuna consolazione. Ieri sera, presa dalla pazzia di tenermi allenata, mi sono spinta ad una velocità superiore, ho percorso i primi 3 km, facendomi comunque superare da M. che ha avuto persino il coraggio di imbastire un discorso (le mie risposte, ovviamente, telegrafiche), per poi crollare miseramente senza nemmeno raggiungere l'obiettivo prefissato. Avrei pianto dallo sconforto, po

Perchè mamma

Perché non sono mai riuscita a colmare quella distanza immensa che ti porti dentro, perché riesco sempre a farti un regalo ma mai a dirti che ti voglio un bene immenso. Perché sei una mamma vicina, perché non dici mai una parola di troppo, perché mi accetti sempre e comunque. Perché siamo così diverse da non riuscire nemmeno a riconoscerci, perché ci avviciniamo e poi ci allontaniamo, perché devo lottare per lasciarti vivere così e  voltarmi facendo come vuoi tu, non mi lascia mai indifferente. Perché tu la tua mamma non ce l'hai più, per la prima volta, perché cucini quelle lasagne che lei amava tanto, ingoiandoti quelle lacrime che ti sgorgano nell'anima. Perché non ho un abbraccio per te ma mi lascio dare un bacio, perché tu possa sentirti meno sola, per vederti stampati quei sorrisi che mi mancano tanto. Perché è questa la vita che abbiamo voluto. Perché tu sei la mamma che adoro in continuazione, perché eri sola anche da giovane, perché non riuscivi mai ad avvicinarti t

Non sapevo che Fabio Volo sapesse scrivere

Sono nella fase lettura ossessiva . Libri divorati in qualche giorno, ore rubate al sonno, alla cucina, a R, senza poterne fare a meno. Accade quando trovo libri i cui protagonisti mi attraggono, in cui mi immedesimo, le cui trame sono ricche di vita sconosciuta. In questo momento sto leggendo Le Prime Luci del Mattino  e non sapevo che Fabio Volo sapesse scrivere. E' una scoperta, non perché abbia una sintassi particolarmente elaborata, ma perché scorre e ti incolla le parole agli occhi. La sensazione è che abbia una conoscenza infinita del mondo femminile, piccoli dettagli imposti senza nessun artefatto. Leggendo questo libro si ha la sensazione di non essere di fronte ad un genio della letteratura ma di avere a che fare con un autore di tutti i giorni, un cantautore di storie vive e di sogni con il fiato sospeso. (la votazione non è assegnata, in mancanza del finale a me ancora, per poco, sconosciuto).

Se fossi

Se fossi. Se fossi un personaggio storico sarei Mazzini. Se fossi un animale sarei una giraffa. Se fossi una scrittrice sarei Jane Austen. Se fossi un personaggio di un libro sarei Elisabeth Bennet. Se fossi una scarpa sarei una Louboutin. Se fossi uno vestito sarei Prada. Se fossi una scultura sarei la Dafne del Bernini. Se fossi bionda e famosa sarei Cameron Diaz. Se fossi un'attrice sarei Kate Winslet. Se fossi una città sarei Parigi. Se fossi un colore sarei il verde. Se fossi una fotografia sarei "Il bacio" di Doisneau. Se fossi un film sarei "Prima dell'alba". Se fossi un regista sarei Ozpetek. Se fossi un frutto sarei una mela. Se fossi un ortaggio sarei insalata. Se fossi una caramella sarei una Rossana. Se fossi un cioccolatino sarei un gianduiotto. Se fossi una macchina sarei un maggiolino. Se fossi un gioco in scatola sarei Monopoli. Se fossi un Manga sarei Mila. Se fossi un locale sarei il Twiga. Se fossi un dipinto sarei &

"Un Diamante da Tiffany" di Karen Swan

E' uno di quei libri che leggi tutto d'un fiato perché leggero ed efficace, perché parla di donne di oggi, perché è moda allo stato puro, perché vivere a New York, Parigi e  Londra è il sogno di ogni moderna anima femminile. La protagonista è Cassie, un nome da Barbie, un po' imbranata, un po' Cenerentola, tutto quello che occorre per riuscire a immedesimarsi automaticamente nella parte. Il contorno è fatto di amiche vere, nessun problema economico, artisti bizzarri e affascinanti, la società a cui tutti vorremmo appartenere, il mondo come noi (gente comune) non riusciremo mai a vedere. E poi c'è Henry, l'uomo che nella vita reale non esiste, l'uomo divertente, bello, ironico, intelligente e di successo. E' colui che insegue l'amore, è colui che insegna , che scopre e fortifica. In questo libro c'è quello che nella vita di tutti i giorni non ti ti accadrà mai, il mondo visto da un'alta prospettiva; i problemi sono quelli dell'amore e de

Giappo e dintorni

Quasi maggio, niente sole, una serata passata con le amiche di sempre, con un bicchiere di vino e il cibo giapponese di cui non ricordiamo mai il nome. E' tutto quello che aspettiamo a cadenza bimestrale perché le nostre vite sono semplici paragonate a quelle di altre donne in giro per il mondo, con un migliaio di esperienze e luoghi sulle spalle. Non so se è quello che avevamo immaginato a vent'anni, spavalde e sognatrici, tutta la vita davanti, ed eccoci qui. Ancora in questa provincia, ridendo a squarciagola, di questo e di quello, come se niente fosse cambiato. Eppure la maschera antirughe svizzera non è servita a niente, ad ogni cena festeggiamo una piccola riga nuova. Ci accorgiamo di non essere poi molto diverse da quei personaggi da telefilm di New York, cambia solo il contorno ma le battute sono le stesse. Abbiamo sognato una camera d'albergo al piano 102, abbiamo sognato shopping sfrenato, abbiamo sognato Jimmy Choo e la mano alzata per chiamare un taxi. Tutto in