Siamo a parte.
Mi soffermo e ci penso.
Mi sento a parte ogni volta che sto bene.
Il nostro noi è a parte.
Siamo un gruppo a parte.
Io sono a parte.
Come una scatola nascosta a parte.
Una vita fatta a parte.
Una strada percorsa a parte.
Di notte vago per la casa con una coperta sulle spalle. Abbasso il volume del televisore al minimo, guardo film vecchi, alcuni in bianco e nero, osservo il labiale degli attori stranieri e controllo che la mimica facciale sia corretta per la traduzione.
Il silenzio comprime i pensieri.
Ho trovato una foto di quando io e i miei cugini eravamo dei bambini, al mare. Tutti sfocati, in posa. arrampicati su un pedalò, il cielo nuvoloso dietro le spalle.
C'era quella immobilità forzata.
C'era un giorno di fine estate.
C'era quello che non sapevamo.
A parte, con le gambe a penzoloni, tra le grate del balcone, nella casa al primo piano della nonna, le macchine che passavano senza rallentare, i ragazzini che sfrecciavano con le bici sfiorando le cancellate e i tombini.
A parte come quella volta in cui la crepa nel cuore sei stato tu.
Ti sai difendere da sola - hai detto e hai chiuso la porta. Come si fa ogni volta che una conversazione finisce.
A parte come tutte le volte che ho sentito mancanza e ho premuto il naso contro il vetro.
A parte quando ti guardo senza farmi vedere.
A parte con tutta questa vita addosso.
A parte quando sento di non avere tempo e il cuore corre più degli attimi che sento vicini.
L'infinito è nel finito di ogni istante. Ipse dixit.
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