Se mi dici così io ci credo. Si, certo. Perché le parole sono sempre poche, ma le sento come se fossi vicino, vicino. E mettermi in disparte mi basta, capire quale sia il limite aggiunto a tutto il resto, mi fa credere di essere una persona che può aspettare. Sono imbattibile in questo e non è pazienza. E' che aspetto sempre. Anche se nel frattempo sei altrove, vai altrove, mi trovi altrove. Come quando le mie gambe non corrono abbastanza per raggiungerti o come quando la tua libertà mi si attacca alla pelle. Un buon odore. Guarda un po'. Come tutti quei profumi che ricordano immagini e suscitano nostalgia. Che di bello c'è sempre qualcosa di sufficientemente elegante e leggiadro. Ovunque.
E se non entri mai da quella porta vuol dire che non ti interessa.
E ti aspetto perché so che arriverai.
In silenzio.
Ti ho già detto e scritto così tanto da non avere più la forza di aggiungere altro.
Che altro è solo sottinteso.
Qui e altrove.
Con un'attesa che va al di là del tempo, con un'attesa che tengo fra le mani, tra due braccia strette e uno sguardo, tra le righe di un racconto, nel nostro distante spazio nel mezzo.
E se non entri mai da quella porta vuol dire che non ti interessa.
E ti aspetto perché so che arriverai.
In silenzio.
Ti ho già detto e scritto così tanto da non avere più la forza di aggiungere altro.
Che altro è solo sottinteso.
Qui e altrove.
Con un'attesa che va al di là del tempo, con un'attesa che tengo fra le mani, tra due braccia strette e uno sguardo, tra le righe di un racconto, nel nostro distante spazio nel mezzo.
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