Palestra. Venti metri quadrati di spogliatoio. Corsi che si accavallano nelle ore serali, borse ammassate, visi e orecchie vicine. Le persone sono sempre le stesse, una ragazza magrina con nike psichedeliche, la ragazza riccioluta e incolta, quella che si infila le lenti per non far sudare gli occhiali, quella con la maglia scollata e il push up e poi lei, la biondina sui 40, con la voce importante e la rabbia che trasuda da tutti i pori.
Capita che io mi preparo per andare in doccia e lei per il corso di non so cosa. Mi ritrovo ad ascoltare i suoi discorsi con la moretta magra, senza accorgermene. E' divorziata da poco, una delusione grossa come una casa (peraltro riscattata), un lavoro che vacilla e soprattutto un figlio intorno ai 4 anni.
Le donne sono brave ad aprire parentesi e ricordare vecchi particolari ma lei condisce il tutto con quel qualcosa che assomiglia alla rabbia ma anche alla tristezza, alla delusione e alla pateticità.
L'ex marito, ovviamente, deve essere un cretino, impazzito improvvisamente, senza spiegazione, come solo gli uomini sanno fare.
Ma al di là di quelle che possono essere le colpe (per solidarietà femminile è ovvio che io potrei essere di parte), la cosa che mi ha colpita aggressivamente è una scena raccontata in maniera sintetica e concisa.
Recita dell'asilo, parenti tutti presenti, mamma e papà con rancori accantonati, il bimbo che al termine della rappresentazione corre incontro ai genitori, li prende entrambi per mano, incamminandosi verso la porta, felice.
Giuro che avrei pianto se avessi potuto, ma ero nuda come un verme, la doccia in attesa e tutto di conseguenza.
L'immagine è focalizzata su quelle manine che tengono strette due mani più grandi, immagino il desiderio infantile di avere ancora i genitori insieme, il paragone con gli altri, il Natale vicino.
Ne ho fatto un film con tanto di colonna sonora, ho sofferto come se fossi io il bambino e come se fossi io la mamma con un ex marito cretino.
Ho guardato lei, mentre la morettina ascoltava senza proferir parola, il racconto non era ancora finito ma l'idea è nitida.
Confidenze di donne.
Orecchie da donne.
Capita che io mi preparo per andare in doccia e lei per il corso di non so cosa. Mi ritrovo ad ascoltare i suoi discorsi con la moretta magra, senza accorgermene. E' divorziata da poco, una delusione grossa come una casa (peraltro riscattata), un lavoro che vacilla e soprattutto un figlio intorno ai 4 anni.
Le donne sono brave ad aprire parentesi e ricordare vecchi particolari ma lei condisce il tutto con quel qualcosa che assomiglia alla rabbia ma anche alla tristezza, alla delusione e alla pateticità.
L'ex marito, ovviamente, deve essere un cretino, impazzito improvvisamente, senza spiegazione, come solo gli uomini sanno fare.
Ma al di là di quelle che possono essere le colpe (per solidarietà femminile è ovvio che io potrei essere di parte), la cosa che mi ha colpita aggressivamente è una scena raccontata in maniera sintetica e concisa.
Recita dell'asilo, parenti tutti presenti, mamma e papà con rancori accantonati, il bimbo che al termine della rappresentazione corre incontro ai genitori, li prende entrambi per mano, incamminandosi verso la porta, felice.
Giuro che avrei pianto se avessi potuto, ma ero nuda come un verme, la doccia in attesa e tutto di conseguenza.
L'immagine è focalizzata su quelle manine che tengono strette due mani più grandi, immagino il desiderio infantile di avere ancora i genitori insieme, il paragone con gli altri, il Natale vicino.
Ne ho fatto un film con tanto di colonna sonora, ho sofferto come se fossi io il bambino e come se fossi io la mamma con un ex marito cretino.
Ho guardato lei, mentre la morettina ascoltava senza proferir parola, il racconto non era ancora finito ma l'idea è nitida.
Confidenze di donne.
Orecchie da donne.
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