C'è che non ho molte parole, mi sono fatta ingannare dalla monotonia e dalla rassegnazione, per non perdermi nella tristezza e tutto quello che comporta.
Insomma non è vero che tutti hanno le stesse opportunità e non è solo una questione di scelte. Ci sono persone fortunate che vivono una vita felice, persone fortunate che vivono una vita normale e persone sfortunate. E poi come dice L. non è proprio così semplice. La fortuna si valuta alla fine degli anni e non a periodi . Il bilancio è finale.
Però quello che ti capita e subisci non puoi valutarlo alla fine, il dolore è così lacerante che a tua volta lo provochi, prima o poi. Un ciclo senza fine.
In questi giorni ho pensato a V., che ha lasciato un vuoto immenso, ho pensato ai suoi figli che l'aspettano a casa ogni sera, a sua madre che di dolore non ne avrebbe voluto più, alle lacrime che ci sono e ci saranno.
Ho pensato anche alla mia nonna, che dalla vita ha ricevuto un po' di dolore e un po' di gioia, lasciando una nostalgia deforme e a quanto il tempo aiuti ad abituarsi alla sua assenza.
Mi sento in colpa per questo, per quell'abitudine a dimenticare ogni giorno un piccolo pezzo di lei, a non sentirla più vicina come qualche tempo fa. Come se fosse rimasta al nostro fianco per controllare che non soffrissimo troppo e a poco a poco ci avesse lasciato.
Poi ci si mette anche R., che ogni tanto punta il dito verso un punto indefinito e mi dice "Mamma guarda lì, c'è qualcosa...", mi giro di scatto ma non vedo mai niente.
Sospiro e vado avanti, un piede dopo l'altro, una preghierina un giorno si e due no (anche per te amica E. che ogni tanto mi leggi), accarezzando mio figlio nel sonno, prendendo L. per mano.
E' tutto quello che conta.
Insomma non è vero che tutti hanno le stesse opportunità e non è solo una questione di scelte. Ci sono persone fortunate che vivono una vita felice, persone fortunate che vivono una vita normale e persone sfortunate. E poi come dice L. non è proprio così semplice. La fortuna si valuta alla fine degli anni e non a periodi . Il bilancio è finale.
Però quello che ti capita e subisci non puoi valutarlo alla fine, il dolore è così lacerante che a tua volta lo provochi, prima o poi. Un ciclo senza fine.
In questi giorni ho pensato a V., che ha lasciato un vuoto immenso, ho pensato ai suoi figli che l'aspettano a casa ogni sera, a sua madre che di dolore non ne avrebbe voluto più, alle lacrime che ci sono e ci saranno.
Ho pensato anche alla mia nonna, che dalla vita ha ricevuto un po' di dolore e un po' di gioia, lasciando una nostalgia deforme e a quanto il tempo aiuti ad abituarsi alla sua assenza.
Mi sento in colpa per questo, per quell'abitudine a dimenticare ogni giorno un piccolo pezzo di lei, a non sentirla più vicina come qualche tempo fa. Come se fosse rimasta al nostro fianco per controllare che non soffrissimo troppo e a poco a poco ci avesse lasciato.
Poi ci si mette anche R., che ogni tanto punta il dito verso un punto indefinito e mi dice "Mamma guarda lì, c'è qualcosa...", mi giro di scatto ma non vedo mai niente.
Sospiro e vado avanti, un piede dopo l'altro, una preghierina un giorno si e due no (anche per te amica E. che ogni tanto mi leggi), accarezzando mio figlio nel sonno, prendendo L. per mano.
E' tutto quello che conta.
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