E' tardi o forse no. Comunque trentotto anni diverranno trentanove, fra qualche mese. Mi agito. Comincio a grattarmi il collo.
Alla mia età Audrey aveva già vinto l'Oscar, Margaret era Segretario Parlamentare, Grazia non aveva ancora vinto il Nobel ma aveva già pubblicato romanzi e opere teatrali, per non parlare di Oriana che oltre ad essere giornalista era già scrittrice e mezza americana.
Donne che non hanno perso tempo, che non si sono perse nemmeno un treno, che hanno imboccato la strada giusta al primo colpo, donne che concludono, donne di fretta.
Anche io sono di fretta ma non come loro, piuttosto come il Bianconiglio di Alice.
E' tardi, è tardi.
Non è cosa fantastica. Piuttosto direi che perdo tempo nel tempo. Macino chilometri senza lasciare alcuna traccia, le scarpe sono usurate ma anche il cuore. Raddrizzo il collo per respirare meglio ma curvo le spalle, vorrei mettere i piedi sulla scrivania ma gli stivali, che non ho ancora abbandonato, pesano di inverno.
Mi tocco la palpebra dell'occhio dimenticandomi di essere truccata. Penso di dover ripassare le sopracciglia per non sembrare una donna trascurata quasi trentanovenne. Che ai quaranta mica ci penso. Troppo presto. Ma devo deciderla questa cosa delle sopracciglia, devo impormi di organizzare il tempo per strapparmi dei peli superflui con una pinzetta cercando di non starnutire. Magari contemporaneamente ad altre quattro o cinque cose. Si, direi che potrei inserire l'azione di strappo al ritorno dal lavoro, mentre R. è già dentro la vasca e mi mitraglia di parole per raccontarmi il castigo del giorno, l'acqua per la pasta è sul fuoco, il telefono suonerà senza risposta per l'ennesimo tentativo di vendita di una giovane donna straniera o di un giovane uomo senza speranza alcuna. Prima però devo infilarmi i calzini neri di spugna, altrimenti li dimentico, di nuovo. E' il momento giusto. Lo sento.
Che a trentotto anni se sei messa come sono io, devi sperare di avere tempo nel tempo. La perdita è un lusso. Ed è sempre tardi. Sono ossessionata da questa cosa. Di non fare in tempo, di perdere il tempo, di non riuscire a sentirne l'essenza, di perdere tempo dormendo, di guardarmi indietro, fra vent'anni, e pentirmi di non avere usato i minuti, gli istanti, le ore, nella maniera corretta.
Stanotte ho sognato di rinunciare all'acquisto di un paio di scarpe nei saldi estivi. Credo di non star bene. Oppure non ho nemmeno il tempo di fare un sogno decente.
Che vita.
Alla mia età Audrey aveva già vinto l'Oscar, Margaret era Segretario Parlamentare, Grazia non aveva ancora vinto il Nobel ma aveva già pubblicato romanzi e opere teatrali, per non parlare di Oriana che oltre ad essere giornalista era già scrittrice e mezza americana.
Donne che non hanno perso tempo, che non si sono perse nemmeno un treno, che hanno imboccato la strada giusta al primo colpo, donne che concludono, donne di fretta.
Anche io sono di fretta ma non come loro, piuttosto come il Bianconiglio di Alice.
E' tardi, è tardi.
Non è cosa fantastica. Piuttosto direi che perdo tempo nel tempo. Macino chilometri senza lasciare alcuna traccia, le scarpe sono usurate ma anche il cuore. Raddrizzo il collo per respirare meglio ma curvo le spalle, vorrei mettere i piedi sulla scrivania ma gli stivali, che non ho ancora abbandonato, pesano di inverno.
Mi tocco la palpebra dell'occhio dimenticandomi di essere truccata. Penso di dover ripassare le sopracciglia per non sembrare una donna trascurata quasi trentanovenne. Che ai quaranta mica ci penso. Troppo presto. Ma devo deciderla questa cosa delle sopracciglia, devo impormi di organizzare il tempo per strapparmi dei peli superflui con una pinzetta cercando di non starnutire. Magari contemporaneamente ad altre quattro o cinque cose. Si, direi che potrei inserire l'azione di strappo al ritorno dal lavoro, mentre R. è già dentro la vasca e mi mitraglia di parole per raccontarmi il castigo del giorno, l'acqua per la pasta è sul fuoco, il telefono suonerà senza risposta per l'ennesimo tentativo di vendita di una giovane donna straniera o di un giovane uomo senza speranza alcuna. Prima però devo infilarmi i calzini neri di spugna, altrimenti li dimentico, di nuovo. E' il momento giusto. Lo sento.
Che a trentotto anni se sei messa come sono io, devi sperare di avere tempo nel tempo. La perdita è un lusso. Ed è sempre tardi. Sono ossessionata da questa cosa. Di non fare in tempo, di perdere il tempo, di non riuscire a sentirne l'essenza, di perdere tempo dormendo, di guardarmi indietro, fra vent'anni, e pentirmi di non avere usato i minuti, gli istanti, le ore, nella maniera corretta.
Stanotte ho sognato di rinunciare all'acquisto di un paio di scarpe nei saldi estivi. Credo di non star bene. Oppure non ho nemmeno il tempo di fare un sogno decente.
Che vita.
lo hai scritto a due mani con Rocco?
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