Guarda il cielo. Oggi è bellissimo. Se fossi al mare, la linea nitida di confine, all'orizzonte, non avrebbe ragione di esistere.
Marzo è quasi a metà e io non so da che parte devo stare. La primavera se arriva così, fa male quanto la mancanza.
Come mi vede la gente io non ne ho idea. E' un pensiero frequente, di questi tempi e sbaglio sempre su questa cosa. Che domanda è di che colore sono i tuoi occhi? Non è una cosa bella da chiedere, come se non ci fosse definizione evidente.
Una volta ho chiesto a mia cugina Se non mi conoscessi e mi incrociassi per strada che cosa penseresti? Lei mi ha risposto Penserei che cammini benissimo, spalle alte, collo dritto. Penserei che sei fiera.
Oddio.
Qualche domanda potrebbe sorgere spontanea.
Era molti anni fa.
Poi c'è anche il discorso che ci si vede sempre meglio di quello che si è. La prova del nove sono le foto o il giudizio degli altri che non sai, che nessuno ti dice, le parole non dette, evitate. Io le odio.
Mi sembra di aver vissuto per tanto tempo dietro un vetro, senza sapere esistesse. Come se fosse mancato sempre qualche centimetro per toccare la pelle nuda delle persone che mi stavano attorno.
E' tutto vero - pensavo - invece che cos'era ancora non lo so.
Mi sono aggrappata alla pelle e non sapevo fosse la mia.
Ho il cuore sbucciato. Come le mie ginocchia quando ero piccola e giocavo in giardino con i maschi della mia via. Il cancello era sempre aperto, la siepe era più bassa e ci impegnavamo a saltarla, come fossimo in una pista di atletica. Anche il bambino grasso ci provava, poi alla fine la distruggeva piombandoci sopra. Ridevamo di questo. Ridevamo di lui. Ogni tanto lo rivedo ed è sempre grasso ma credo che se tornasse indietro, con il salto della siepe, non ci vorrebbe più provare. Forse si porterebbe un panino e lo divorerebbe, guardandoci come fossimo distanti.
Il cuore, dicevo, sta cambiando pelle.
Come se ci fosse la possibilità di spelarlo, come si fa per la schiena e le scottature d'estate.
Fa prurito.
Forse è la primavera.
Forse è la paura che faccia male.
Qualcuno è mai morto per una risata? Cerco in Google e scopro che a Pietro Aretino è successo nel 1556.
Poi sbuca un tale di nome Ole Bentzen morto per eccesso di risa guardando il film Un pesce di nome Wanda.
Se ci penso bene c'era anche un personaggio di Mary Poppins, uno un po' vecchio, che muore dal ridere. Guarda che cose strane.
Si può morire anche di questo. Uno strazio.
E' primavera e anche se non so in che metà mettermi, guardo fuori, guardo il cielo.
E' azzurro.
Se fossi al mare sarebbe meglio.
La linea di confine e tutto il resto rimane là.
Marzo è quasi a metà e io non so da che parte devo stare. La primavera se arriva così, fa male quanto la mancanza.
Come mi vede la gente io non ne ho idea. E' un pensiero frequente, di questi tempi e sbaglio sempre su questa cosa. Che domanda è di che colore sono i tuoi occhi? Non è una cosa bella da chiedere, come se non ci fosse definizione evidente.
Una volta ho chiesto a mia cugina Se non mi conoscessi e mi incrociassi per strada che cosa penseresti? Lei mi ha risposto Penserei che cammini benissimo, spalle alte, collo dritto. Penserei che sei fiera.
Oddio.
Qualche domanda potrebbe sorgere spontanea.
Era molti anni fa.
Poi c'è anche il discorso che ci si vede sempre meglio di quello che si è. La prova del nove sono le foto o il giudizio degli altri che non sai, che nessuno ti dice, le parole non dette, evitate. Io le odio.
Mi sembra di aver vissuto per tanto tempo dietro un vetro, senza sapere esistesse. Come se fosse mancato sempre qualche centimetro per toccare la pelle nuda delle persone che mi stavano attorno.
E' tutto vero - pensavo - invece che cos'era ancora non lo so.
Mi sono aggrappata alla pelle e non sapevo fosse la mia.
Ho il cuore sbucciato. Come le mie ginocchia quando ero piccola e giocavo in giardino con i maschi della mia via. Il cancello era sempre aperto, la siepe era più bassa e ci impegnavamo a saltarla, come fossimo in una pista di atletica. Anche il bambino grasso ci provava, poi alla fine la distruggeva piombandoci sopra. Ridevamo di questo. Ridevamo di lui. Ogni tanto lo rivedo ed è sempre grasso ma credo che se tornasse indietro, con il salto della siepe, non ci vorrebbe più provare. Forse si porterebbe un panino e lo divorerebbe, guardandoci come fossimo distanti.
Il cuore, dicevo, sta cambiando pelle.
Come se ci fosse la possibilità di spelarlo, come si fa per la schiena e le scottature d'estate.
Fa prurito.
Forse è la primavera.
Forse è la paura che faccia male.
Qualcuno è mai morto per una risata? Cerco in Google e scopro che a Pietro Aretino è successo nel 1556.
Poi sbuca un tale di nome Ole Bentzen morto per eccesso di risa guardando il film Un pesce di nome Wanda.
Se ci penso bene c'era anche un personaggio di Mary Poppins, uno un po' vecchio, che muore dal ridere. Guarda che cose strane.
Si può morire anche di questo. Uno strazio.
E' primavera e anche se non so in che metà mettermi, guardo fuori, guardo il cielo.
E' azzurro.
Se fossi al mare sarebbe meglio.
La linea di confine e tutto il resto rimane là.
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