Ci sono delle parole che non conosco, che scopro e ogni tanto perdo per poi ritrovare improvvisamente, chiedendomi da quale strana zona del mio cervello derivi.
La parola che riemerge dalla penombra, questa mattina alle 5.45, è Luz. La individuo qualche tempo fa divorando Che tu sia per me il coltello per poi restarne priva mentre la lettura scorre insaziabile.
E' una parola che ha un'origine aramaica, viene utilizzata sia nella lingua ebraica che in quella araba. Ha due significati più o meno simili, per i primi è il mandorlo, albero e frutto, per i secondi è il nocciolo vitale che permette alla pianta di crescere. Ma la cosa che mi ha incuriosita è che per i profeti ebrei è la scintilla della vita che risiede nell'osso sacro, ha una forma triangolare, si trova tra la terza vertebra lombare e il coccige. Si crede sia inceneribile e indistruttibile. Eterna. Resistente a tutto, persino alla vita, al tempo, al fuoco, all'usura, ai dolori. E' ciò che permette la reincarnazione dell'anima, è ciò che riattiva tutti e sette i chakras, i quali, lungo il midollo spinale, ronzano senza confini.
Essere affascinante è qualcosa di molto simile a questo.
Ne rimango abbagliata.
Scorro la memoria avanti e poi indietro.
La curiosità per le parole nuove è una terapia all'emergenza della mancanza. E' ostinazione, come colmare vuoti già percorsi, buttare il viso dalla luce al buio.
Oggi mi sento come se stessi cambiando pelle, come se stessi percorrendo una strada transitoria e ammaccata. Mi servirebbe risvegliare l'energia del terzo chakra, quello dal colore giallo, quello che parte dalla metà superiore del ventre.
Prima o poi arrivo - mi dico - è un modo come un altro per alzare la testa prima di tutti e respirare.
Non sopporto quando persone che mi hanno conosciuta bene si prodigano a divulgare di me aggettivi e sentenze con chiunque.
Non perchè non siano cose vere ma perchè si parla di me senza che si sappia di me, perchè le parole che sono mie, che mi identificano, che sono tatuate sul mio corpo, vengono regalate e svendute senza alcuna resistenza.
Come si faceva a quindici anni nei bagni della palestra della scuola.
Le parole vanno amate, mai sprecate. Non si parla con chiunque. Si chiama Rispetto.
Sapere che Luz esiste, sapere che dentro di me esiste almeno una parte che non verrà mai scalfita, mi fa credere che la mia pelle prima o poi cambierà, che troverò la strada, sconnessa o meno, e sarà solo mia.
Per quale motivo non tutte le persone riescano ad amare nonostante tutto, non l'ho ancora capito.
La parola che riemerge dalla penombra, questa mattina alle 5.45, è Luz. La individuo qualche tempo fa divorando Che tu sia per me il coltello per poi restarne priva mentre la lettura scorre insaziabile.
E' una parola che ha un'origine aramaica, viene utilizzata sia nella lingua ebraica che in quella araba. Ha due significati più o meno simili, per i primi è il mandorlo, albero e frutto, per i secondi è il nocciolo vitale che permette alla pianta di crescere. Ma la cosa che mi ha incuriosita è che per i profeti ebrei è la scintilla della vita che risiede nell'osso sacro, ha una forma triangolare, si trova tra la terza vertebra lombare e il coccige. Si crede sia inceneribile e indistruttibile. Eterna. Resistente a tutto, persino alla vita, al tempo, al fuoco, all'usura, ai dolori. E' ciò che permette la reincarnazione dell'anima, è ciò che riattiva tutti e sette i chakras, i quali, lungo il midollo spinale, ronzano senza confini.
Essere affascinante è qualcosa di molto simile a questo.
Ne rimango abbagliata.
Scorro la memoria avanti e poi indietro.
La curiosità per le parole nuove è una terapia all'emergenza della mancanza. E' ostinazione, come colmare vuoti già percorsi, buttare il viso dalla luce al buio.
Oggi mi sento come se stessi cambiando pelle, come se stessi percorrendo una strada transitoria e ammaccata. Mi servirebbe risvegliare l'energia del terzo chakra, quello dal colore giallo, quello che parte dalla metà superiore del ventre.
Prima o poi arrivo - mi dico - è un modo come un altro per alzare la testa prima di tutti e respirare.
Non sopporto quando persone che mi hanno conosciuta bene si prodigano a divulgare di me aggettivi e sentenze con chiunque.
Non perchè non siano cose vere ma perchè si parla di me senza che si sappia di me, perchè le parole che sono mie, che mi identificano, che sono tatuate sul mio corpo, vengono regalate e svendute senza alcuna resistenza.
Come si faceva a quindici anni nei bagni della palestra della scuola.
Le parole vanno amate, mai sprecate. Non si parla con chiunque. Si chiama Rispetto.
Sapere che Luz esiste, sapere che dentro di me esiste almeno una parte che non verrà mai scalfita, mi fa credere che la mia pelle prima o poi cambierà, che troverò la strada, sconnessa o meno, e sarà solo mia.
Per quale motivo non tutte le persone riescano ad amare nonostante tutto, non l'ho ancora capito.
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