Un libro crudo, un libro a tratti. Dolore, inaudito quanto violento, la morte senza soluzione. Un adolescente che diventa uomo, domande a cui non sa rispondere, il vuoto attorno a sè.
Una solitudine immensa che mi ha spaventata. Le pagine diventano mattoni ma non per la monotonia quanto per la pienezza della scrittura, per la facilità di percezione delle cose che gli accadono attorno.
Poi il rito di abiezione attraverso la droga, il sesso, la perdita di qualsiasi valore morale, la ricerca della sconfitta fisica.
Un piccolo assaggio:
"L'istante più impossibile. E' la dolcezza di un luogo che non può esistere eppure hai fatto tuo, ci perseveri nel tempo lasciando fuori calendari e amicizie, parentele e appuntamenti, con una boria che non ha pari e facendo silenzio ti culla lontano dagli schiamazzi del mondo, dalle sue assurdità che diventano storia. Che stessi impazzendo non aveva nulla di rilevante in un mondo che non aveva perduto senso oppure ne aveva troppo da poter essere contenuto in una vita, qualunque cosa fosse stata, la mia o d'altri non aveva alcuna importanza, nel mutismo dei fatti raggelati dall'indifferenza che metteva i paletti oltre i quali esistevano solo l'accidia della luce e la sua noiosa propensione a fare giorno, l'attitudine del fare e del disfare, la parata ossessiva delle attese e delle disillusioni, le persone che si telefonano e le auto che parcheggiano perché chi le guida deve andare in un posto. Era come se tutto si fosse già compiuto almeno una volta e quella volta valesse per sempre, non c'era appello nel nome da invocare, nel caldo rigeneratore della distanza, lasciando che non persistesse più nulla di riconoscibile all'orizzonte, negato l'orizzonte, nello spegnersi delle stelle una dopo l'altra, nel ritorno di un luogo in cui nessuno era mai stato eppure era l'unico ritrovo comune, la casa materna e la madre che avrebbe apparecchiato la tavola per la festa e atteso gli ospiti, tutti gli ospiti, per sfamarli, perché un giorno, quel giorno, fosse memorabile per tutti i commensali, ciascuno privo di volto, senza che nessuna storia fosse possibile per nessuno, ma fosse solamente una storia, una pura storia, senza l'affanno dell'accedere, senza che dovesse avere un prima e un dopo, una storia assoluta, tutta da vivere nel suo consumarsi veloce, prima di spegnersi nel nulla, prima che non ci fosse altro che il silenzio,io compivo diciassette anni e il mio unico pensiero era quello di morire il più velocemente possibile."
Voto: 9 :)
Una solitudine immensa che mi ha spaventata. Le pagine diventano mattoni ma non per la monotonia quanto per la pienezza della scrittura, per la facilità di percezione delle cose che gli accadono attorno.
Poi il rito di abiezione attraverso la droga, il sesso, la perdita di qualsiasi valore morale, la ricerca della sconfitta fisica.
Un piccolo assaggio:
"L'istante più impossibile. E' la dolcezza di un luogo che non può esistere eppure hai fatto tuo, ci perseveri nel tempo lasciando fuori calendari e amicizie, parentele e appuntamenti, con una boria che non ha pari e facendo silenzio ti culla lontano dagli schiamazzi del mondo, dalle sue assurdità che diventano storia. Che stessi impazzendo non aveva nulla di rilevante in un mondo che non aveva perduto senso oppure ne aveva troppo da poter essere contenuto in una vita, qualunque cosa fosse stata, la mia o d'altri non aveva alcuna importanza, nel mutismo dei fatti raggelati dall'indifferenza che metteva i paletti oltre i quali esistevano solo l'accidia della luce e la sua noiosa propensione a fare giorno, l'attitudine del fare e del disfare, la parata ossessiva delle attese e delle disillusioni, le persone che si telefonano e le auto che parcheggiano perché chi le guida deve andare in un posto. Era come se tutto si fosse già compiuto almeno una volta e quella volta valesse per sempre, non c'era appello nel nome da invocare, nel caldo rigeneratore della distanza, lasciando che non persistesse più nulla di riconoscibile all'orizzonte, negato l'orizzonte, nello spegnersi delle stelle una dopo l'altra, nel ritorno di un luogo in cui nessuno era mai stato eppure era l'unico ritrovo comune, la casa materna e la madre che avrebbe apparecchiato la tavola per la festa e atteso gli ospiti, tutti gli ospiti, per sfamarli, perché un giorno, quel giorno, fosse memorabile per tutti i commensali, ciascuno privo di volto, senza che nessuna storia fosse possibile per nessuno, ma fosse solamente una storia, una pura storia, senza l'affanno dell'accedere, senza che dovesse avere un prima e un dopo, una storia assoluta, tutta da vivere nel suo consumarsi veloce, prima di spegnersi nel nulla, prima che non ci fosse altro che il silenzio,io compivo diciassette anni e il mio unico pensiero era quello di morire il più velocemente possibile."
Voto: 9 :)
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