Oggi ho pensato che tutto è possibile e che questa storia di essere una supplente di vita è una cosa che può durare per sempre. Quindi vada per il sorriso, vada per tutto quello che mi può scivolare addosso e vada per la vita che scorre lenta. Anzi lentissima. Per non avere fretta, almeno qui.
Si, si. Una supplenza ai sentimenti, a tutte le persone che vorrebbero che io sia, e non sono, dentro. E fuori anche. Supplente senza cattedra. Senza posto fisso. E' così che mi sento. Come se dovessi accettare, per quello che verrà, per essere ripagata un giorno, per avere quella forza, che hanno i precari, passo dopo passo. E non c'è immagine che tenga. Manco fossi una fotografa. Le foto di me, con gli occhi grandi e il naso grande, non mi piacciono mai. Si, lo so, ancora questa storia dei nasi, bel naso bel viso, e qualche dialettaro, dalle nostre parti, direbbe anche altro e bla bla bla. Ma vengono fuori così. E stravolgerle di colori e filtri non basta mai. Abbastanza. Mai. Parole unite, prima quella più corta e poi quella più lunga, amiche, troppo spesso. Perché se è vero che ci si crede sempre un po' meglio di quello che in realtà si è, con le foto non sfuggi più, che se anche sei fotogenico, si colgono attimi credibili a sufficienza. Però. Mi viene in mente che un fotografo buono in genere aiuta, a dire il vero se fai foto belle con il cellulare sei un'artista e nemmeno troppo supplente, che quando mio fratello si era fissato con la fotografia, mi faceva delle foto in cui il naso sembrava piccolo e il mio viso era armonioso e non furbo. Evvabhe. Peccato che sia passata questa passione, a lui, il fratello che avrebbe avuto la possibilità di non essere un supplente. In questo mondo. Che ci unisce con sciarpe colorate e fazzoletti di carta al mentolo.
Come mai.
Io non lo so.
Ci basta cosi poco e ci accontentiamo di vivere in un bel posto.
Che di supplenti è pieno il mondo.
Comunque vada. Comunque sia.
Blow blow me out, I'm so said, I don't Know why? (cit.Blur - Country House)
Si, si. Una supplenza ai sentimenti, a tutte le persone che vorrebbero che io sia, e non sono, dentro. E fuori anche. Supplente senza cattedra. Senza posto fisso. E' così che mi sento. Come se dovessi accettare, per quello che verrà, per essere ripagata un giorno, per avere quella forza, che hanno i precari, passo dopo passo. E non c'è immagine che tenga. Manco fossi una fotografa. Le foto di me, con gli occhi grandi e il naso grande, non mi piacciono mai. Si, lo so, ancora questa storia dei nasi, bel naso bel viso, e qualche dialettaro, dalle nostre parti, direbbe anche altro e bla bla bla. Ma vengono fuori così. E stravolgerle di colori e filtri non basta mai. Abbastanza. Mai. Parole unite, prima quella più corta e poi quella più lunga, amiche, troppo spesso. Perché se è vero che ci si crede sempre un po' meglio di quello che in realtà si è, con le foto non sfuggi più, che se anche sei fotogenico, si colgono attimi credibili a sufficienza. Però. Mi viene in mente che un fotografo buono in genere aiuta, a dire il vero se fai foto belle con il cellulare sei un'artista e nemmeno troppo supplente, che quando mio fratello si era fissato con la fotografia, mi faceva delle foto in cui il naso sembrava piccolo e il mio viso era armonioso e non furbo. Evvabhe. Peccato che sia passata questa passione, a lui, il fratello che avrebbe avuto la possibilità di non essere un supplente. In questo mondo. Che ci unisce con sciarpe colorate e fazzoletti di carta al mentolo.
Come mai.
Io non lo so.
Ci basta cosi poco e ci accontentiamo di vivere in un bel posto.
Che di supplenti è pieno il mondo.
Comunque vada. Comunque sia.
Blow blow me out, I'm so said, I don't Know why? (cit.Blur - Country House)
Io mi sento la bidella precaria
RispondiEliminaBiondi, lavoriamo nella stessa scuola?
RispondiEliminaquesta volta mi spiazzi, non riesco a comprendere sino in fondo il tuo stato d'animo. Non sono in grado di fare né un commento serio, né uno da cazzone quale sono. Pezza tas che l'è mei insoma.
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