Quello che a volte non si dice è quanto sia difficile scendere dal letto, mettere i piedi sul pavimento senza cadere, dirigersi verso il bagno e svolgere le azioni di tutti i giorni.
Cose identiche. Cose che si susseguono. Una certa monotonia nella vita che si incatena e ti incatena. Poi il lavoro. Poi le cose. Poi le persone.
E si ride, si parla, si fanno tutte quelle cose per cui è facile dire, che quando la giornata finisce, la stanchezza sovrasta la testa, il corpo e tutto il resto.
Quello che a volte non si dice è quanto sia difficile dire tutto al momento giusto, con i tempi corretti e i modi adeguati. E respirare tra una parola e l'altra. Prendere tutto quell'ossigeno per il cuore, per il sangue, quello che scorre nelle vene e arriva fino al cervello.
E nella notte, quella vera, spalancare la finestra, prendere ossigeno anche da lì, sobbalzare ad un incubo, riscoprire la canottiera nera girata tutta intorno alla vita. Il buio come una guerra. Un bambino che urla improvvisamente. Non dormire più fino al mattino. Scoprire una poesia, per ingannare il tempo, navigando in Google con parole a caso, se non sto attenta finisco nel mondo senza fine, una volta per tutte. E di mattina la ritrovo a fatica:
Sai che c'è
tutto è confuso
perchè niente è me e te
come nessuno di noi può fare senza l'altro
non si capisce più
E questo bacio che abbiamo sulle labbra
non ci abbandona mai
come un passo in bilico
per la notte.
Non posso restare
e non posso andare.
Sono quella che si ferma per un po'
e poi piange tutto il tempo
sono quella che non resta mai.
In equilibrio precario
un momento e poi lontano
un po' vicino.
Quello che a volte non si dice è quanto sacrificio ci sia dietro ad una scelta, ad una strada, costruita e amata in ogni istante. Come possedere qualcosa, chiudere gli occhi, per non vedere ciò che intorno se ne va. E aspettare. Stringersi forte. Guardare oggi e non domani. In un minuto arrabbiarsi, ridere, sognare e sperare.
Ci sono, esistono. Sono momenti che ti lasciano l'amaro in bocca. Come le persone, quando se ne vanno ma vorresti che restassero.
Cose identiche. Cose che si susseguono. Una certa monotonia nella vita che si incatena e ti incatena. Poi il lavoro. Poi le cose. Poi le persone.
E si ride, si parla, si fanno tutte quelle cose per cui è facile dire, che quando la giornata finisce, la stanchezza sovrasta la testa, il corpo e tutto il resto.
Quello che a volte non si dice è quanto sia difficile dire tutto al momento giusto, con i tempi corretti e i modi adeguati. E respirare tra una parola e l'altra. Prendere tutto quell'ossigeno per il cuore, per il sangue, quello che scorre nelle vene e arriva fino al cervello.
E nella notte, quella vera, spalancare la finestra, prendere ossigeno anche da lì, sobbalzare ad un incubo, riscoprire la canottiera nera girata tutta intorno alla vita. Il buio come una guerra. Un bambino che urla improvvisamente. Non dormire più fino al mattino. Scoprire una poesia, per ingannare il tempo, navigando in Google con parole a caso, se non sto attenta finisco nel mondo senza fine, una volta per tutte. E di mattina la ritrovo a fatica:
Sai che c'è
tutto è confuso
perchè niente è me e te
come nessuno di noi può fare senza l'altro
non si capisce più
E questo bacio che abbiamo sulle labbra
non ci abbandona mai
come un passo in bilico
per la notte.
Non posso restare
e non posso andare.
Sono quella che si ferma per un po'
e poi piange tutto il tempo
sono quella che non resta mai.
In equilibrio precario
un momento e poi lontano
un po' vicino.
Quello che a volte non si dice è quanto sacrificio ci sia dietro ad una scelta, ad una strada, costruita e amata in ogni istante. Come possedere qualcosa, chiudere gli occhi, per non vedere ciò che intorno se ne va. E aspettare. Stringersi forte. Guardare oggi e non domani. In un minuto arrabbiarsi, ridere, sognare e sperare.
Ci sono, esistono. Sono momenti che ti lasciano l'amaro in bocca. Come le persone, quando se ne vanno ma vorresti che restassero.
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