Non c'è una spiegazione a tutto e questa cosa mi fa impazzire, però ne sono affascinata. Come le domande a bruciapelo. Come le cose che sai già non cambieranno mai, né con il passare del tempo, né con gli angoli smussati, né con i tessuti che cadono, le rughe e tutto il resto. Mi fa impazzire anche questa cosa di saperlo già, prima ancora di viverlo, mi fa impazzire il fatto di leggerlo, di avere delle sensazioni che sono già scritte.
E' un po' come sapere di essere al sicuro, di avere un luogo o una persona che, comunque vada, ti farà sentire sempre al posto giusto. Con i giusti momenti, la giusta pelle, il giusto sorriso e le giuste parole. Se ci penso non ho più paura di niente, non ho più paura di cadere, di saltare, di appoggiare le ginocchia sulle panche di legno della chiesa (quelle oltre ad essere dure ti fanno abbassare la linea degli occhi e ti fanno sentire più piccola in mezzo a tutto quel silenzio).
C'è stato un periodo della mia vita in cui leggevo spesso le sibille, in genere agli amici, mi facevo dare una monetina perché la leggenda voleva che, senza, avrei patito il mal di testa. Passato, presente, futuro e consigli, la previsione non andava al di là dei sei mesi. Ho sempre creduto di essere brava, di essere capace di leggere qualcosa che non so spiegare. Mi piaceva farlo, forse era solo quello. Ad un certo punto ho smesso. Non ho più detto a nessuno che potevo farlo e piano piano la cosa è sfumata. A me stessa ogni tanto leggo le carte degli angeli. Una domanda, una risposta, una preghiera. E sto meglio. E credo che qualcosa nel mezzo ci sia, fra le mie mani, i chakra e tutto il resto.
Essere matti è una virtù. Esserne consapevoli è come camminare a piedi nudi sulla sabbia a mezzogiorno.
L'acqua, prima o poi, allieta.
E' un po' come sapere di essere al sicuro, di avere un luogo o una persona che, comunque vada, ti farà sentire sempre al posto giusto. Con i giusti momenti, la giusta pelle, il giusto sorriso e le giuste parole. Se ci penso non ho più paura di niente, non ho più paura di cadere, di saltare, di appoggiare le ginocchia sulle panche di legno della chiesa (quelle oltre ad essere dure ti fanno abbassare la linea degli occhi e ti fanno sentire più piccola in mezzo a tutto quel silenzio).
C'è stato un periodo della mia vita in cui leggevo spesso le sibille, in genere agli amici, mi facevo dare una monetina perché la leggenda voleva che, senza, avrei patito il mal di testa. Passato, presente, futuro e consigli, la previsione non andava al di là dei sei mesi. Ho sempre creduto di essere brava, di essere capace di leggere qualcosa che non so spiegare. Mi piaceva farlo, forse era solo quello. Ad un certo punto ho smesso. Non ho più detto a nessuno che potevo farlo e piano piano la cosa è sfumata. A me stessa ogni tanto leggo le carte degli angeli. Una domanda, una risposta, una preghiera. E sto meglio. E credo che qualcosa nel mezzo ci sia, fra le mie mani, i chakra e tutto il resto.
Essere matti è una virtù. Esserne consapevoli è come camminare a piedi nudi sulla sabbia a mezzogiorno.
L'acqua, prima o poi, allieta.
Mica facevi il gioco delle tre carte a Fuorigrotta?!?
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