La chiudo questa cosa, anche se sbircio con un occhio a lato e penso che il naso potrebbe rimanermi incastrato.
Il cielo vomita neve, questa mattina, e io ho la nausea senza avere lo stomaco pieno, che io tanta incoerenza, disagio e cose mai dette tutte insieme mica le ho mai viste.
E' come stare davanti allo specchio per tanto tempo, mi vedo bella, alla fine, mentre se scatto una foto nella stessa posizione e nello stesso momento appaio con un occhio in sù e uno in giù, l'espressione di un albero con le braccia spalancate e un nido al centro, nell'incavo nero, la bocca strampalata. Ho vagheggiato davanti ad uno specchio per così tanto tempo che a scattarmi una foto non ho pensato più di tanto. A quanto fanno male le illusioni nella testa. E guarda qui, mi crolla il mondo.
Come tentare di fare l'intera vasca olimpionica in apnea, rasentare il fondo con la pancia, salire piano, ad un tratto con le punte dei piedi spingermi in sù per cercare aria. Tentativo fallito. Con il cloro anche nei divisori delle corsie. E pensare alle persone che stanno dall'altra parte, le bracciate scoordinate ti toccano i piedi con insistenza - niente, figurati dico io - come se mi piacesse questa sofferenza della pelle estranea che mi sfiora.
Cambio la velocità per sentire più acqua nel naso, per lasciare la scia delle bolle come i pezzi di pane che Pollicino semina per ritrovare la strada di casa.
Oltre, ci sono le impronte, lo scricchiolio degli stivali sulla neve fresca.
Io ancora non ci credo, che speciale per qualcuno che amo mi sono vista veramente. Non come tutte. Di classe A, che la classe B non mi piace nemmeno nelle asciugatrici.
C'è un mondo dentro. Di impegno. Mica cose superficiali. Mica cose da quindicenni. Che di differenza quasi ce n'è venticinque. E rimango con le dita chiuse dentro una porta a soffietto, l'aria rimane incastrata nelle pieghe come l'odore del biogas vicino alle cascine, l'odore del fieno perduto, l'odore della neve che, ieri sera, si stava avvicinando.
Ad ogni olfatto un colore, ad ogni distrazione un pegno.
Il caffè non lo bevo, grazie lo dico tutte le volte e se te lo ricordi siamo amici.
Non è per i denti gialli, è solo che non mi piace (ma i denti se non sono bianchi non sono belli).
Ho pensato a quanto sono stronza a volte, che avere ragione non sempre serve e la verità, quanto fa male, solo lei lo sa.
Intanto il cielo vomita ancora. Neve.
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