Come tutto scorre lento. Le ore soffocano dietro le spalle, il respiro mi si appiccica al collo, non riesco a uscire di casa se il sole non mi brucia la testa. Ho i piedi freddi. E' autunno come fosse ottobre e tutto gira al contrario. Poi c'è che il tempo ha dei buchi da riempire e io ho tutte quelle cose da fare che di solito non iniziano mai, invece oggi cominciano e chissà quando finiscono. Tutto un modo per non buttare gli istanti e i minuti e le ore e i sorrisi e tutto il resto. Che congiungere non è sempre corretto, come non lo è respirare senza le finestre aperte, chiedere senza mai dare e mangiare torte senza burro.
Non posso proprio resistere, sono io quella che dice sempre di no e aspetta, come fosse l'unica cosa veramente utile, con le dita che battono leggere su una tastiera liscia, mentre un bimbo nell'altra stanza dorme con il pallone accanto al letto.
I minuti di questo agosto si esauriscono con l'aria fredda, come quelli del buio che arriva sempre un po' prima, tutte queste parole che si accumulano una sopra l'altra, i piedi che corrono lenti a sette minuti al chilometro, il profumo del mare è distante, la voce della vicina che chiama il cane è stridula come un gesso sulla lavagna. Giuro che stavolta le metto, le mani sulle orecchie, e chiudo le finestre, respiro più tardi, quando non si sentono più parole stonate, urlate e il cane che abbaia con la padrona, dal balcone, e tutto il resto, che va dove vuole e chissà se torna o rimane.
E' tutto grigio, come l'asfalto, se guardo in alto o in basso non c'è differenza, solo che io voglio sentire l'aria sulla faccia e credere che sia la soluzione ottimale. Perdersi. Con tutto il corpo in equilibrio precario per colpa dell'aria che ti deforma il sorriso, i tacchi che non toccano terra, i capelli che non stanno mai dove dovrebbero.
Intanto domani suonerà la sveglia.
Io non sarò pronta.
Come non lo sono mai.
Non posso proprio resistere, sono io quella che dice sempre di no e aspetta, come fosse l'unica cosa veramente utile, con le dita che battono leggere su una tastiera liscia, mentre un bimbo nell'altra stanza dorme con il pallone accanto al letto.
I minuti di questo agosto si esauriscono con l'aria fredda, come quelli del buio che arriva sempre un po' prima, tutte queste parole che si accumulano una sopra l'altra, i piedi che corrono lenti a sette minuti al chilometro, il profumo del mare è distante, la voce della vicina che chiama il cane è stridula come un gesso sulla lavagna. Giuro che stavolta le metto, le mani sulle orecchie, e chiudo le finestre, respiro più tardi, quando non si sentono più parole stonate, urlate e il cane che abbaia con la padrona, dal balcone, e tutto il resto, che va dove vuole e chissà se torna o rimane.
E' tutto grigio, come l'asfalto, se guardo in alto o in basso non c'è differenza, solo che io voglio sentire l'aria sulla faccia e credere che sia la soluzione ottimale. Perdersi. Con tutto il corpo in equilibrio precario per colpa dell'aria che ti deforma il sorriso, i tacchi che non toccano terra, i capelli che non stanno mai dove dovrebbero.
Intanto domani suonerà la sveglia.
Io non sarò pronta.
Come non lo sono mai.
Il respiro mi si appiccica al collo....mmmmm...... Mangiato alla sagra del pesce in carpione delle Muzza?...
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