Libero duemilaquindici. Ho voglia di cose che non faccio mai. Non sono propositi, quelli mi scadono sempre, come i fermenti lattici e le zigulì.
Tipo piangere, singhiozzando, con il muco al naso e il fazzoletto pronto per essere soffiato. Quelle cose lì, che prima mi liberavano dal mal di testa. Quei gesti che, se qualcuno ti vede. crede sia successo qualcosa di irreparabile, quelle cose per cui vale la pena, quelle cose - si dice - non corrispondono all'età che sto per diventare. Sono io che raggiungo l'età e non lei che raggiunge me. E' una cosa da osservare, da tenere sotto controllo.
La mia età non mi raggiungerà mai.
In questo stato di conformismo obbligato sbatterei la testa contro il muro, come guardarsi allo specchio o guardarsi un po' più da fuori e vedersi meglio di ciò che si è realmente. Come nuotare con la tavoletta nella corsia centrale della piscina comunale. Nessuno te lo dice che sei scemo e che dovresti spostarti in prima corsia ma tutti lo pensano. E comunque lo sei.
E' una questione di prospettive, l'ho capito dai selfie. Ci sono delle angolazioni di me che non sapevo esistessero, quando scopro quelle migliori trovo anche degli scatti in cui non sembro neppure io.
Mi diverte.
E' un gesto estremo anche questo, a suo modo.
Tipo puntellarsi il braccio con un ago e inserire un po' di china nei forellini. Era quando non avevo ancora raggiunto l'età dei diciotto e volevo qualcosa di piccolo che assomigliasse ad un tatuaggio. Era quando era forato anche il cervello e non solo la pelle.
Gesti opinabili ma orrendamente liberi.
Ho bisogno di quella cosa lì. Niente obblighi e convenzioni.
Stare con le persone con cui voglio stare, quelle a cui si può dire tutto senza frenare.
E' una condizione favorevole.
Tipo correre quando piove e non sentire la maglietta che si incolla sulla pelle.
Tipo prendere una bici con la sella più bassa e fare sessanta chilometri guardando le colline che fanno su e giù.
Ho bisogno di quelle cose lì, quelle che ti fanno sentire tutto il vento del mondo addosso anche se i capelli non sono scompigliati.
Tipo fare il bilancio di ciò che ricevi e ciò che dai e capire che ancora una volta il divario è eccessivo. Dire basta e andare via, che poi era anche la frase di una canzone.
Eliminare la pelle morta, eliminare ciò che resta delle cose di cui non torna mai indietro nulla.
Come le risposte non date. La peggiore delle mancanze.
Dovrebbe essere così questo inizio.
Tu non basti, vattene.
Tu basti, resta.
Io nel frattempo faccio tutto quello che posso.
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