Bianca, quando il cielo è grigio, scrive così:
"[...]Si, mi manchi. E quando manchi non c'è molto da fare.
Io aspetto e non so se aspettare che passi o aspettare che arrivi l'abitudine alla mancanza.
Non faccio mai nulla, questo è certo.
Non cerco aria, non cerco altro, non voglio niente.
Aspetto che cosa, non lo so.
E' un rapporto univoco, che gestisco.
Che poi mi manchi solo tu. Capire che non ti manco, è la prima abitudine o forse è semplicemente che le persone si mancano in modi e momenti diversi.
Come le nuvole che girano con il vento, a loro modo.
Mi manchi sempre, mi manchi qui, mi manchi solo se capisco di averti perso, per una frazione di secondo, per qualche mese, mi manchi se vedo un aereo che parte, mi manchi quando non so più niente di te, mi manchi se sento freddo, mi manchi quando infilo le scarpe con il tacco, mi manchi quando le parole non arrivano mai, mi manchi quando non trovo più i miei pensieri, mi manchi se penso che, nonostante tutto, non ce ne andremo mai.
Ho imparato a lasciare che le cose si lascino. Come la mano di un bambino che stringi sulle strisce pedonali e poi abbandoni sul marciapiede.
Sono diventata grande, prima non lasciavo andare mai niente.
Lasciare deriva da laxare, laxus, largo, come i maglioni che non lo sono mai, come la seconda pelle che cerco di scrollarmi sotto la doccia.
Lasciare che cada tutto.
Utopia.
Lasciare la mancanza a se stessa, lasciare che circoli con canali preferenziali in lungo e in largo, dentro ma anche fuori.
E ti perdo, ogni volta che giri l'angolo, ogni volta che il tuo silenzio mi picchia nella testa come un chiodo che si infila nel muro, mentre la polvere attorno non si solleva ma si deposita. Ti perdo come mi perdo io se non leggo i nomi delle vie e se non guardo i cortili nascosti nei portoni di Milano.
Ti perdo nelle ore del giorno.
Ti perdo come si perde un'idea, nella fretta di aprire il frigorifero per preparare la cena.
E ridi, lo so che ridi, in quel modo lì, che solo tu lo sai, cosa fai quando ridi, senza guardare dove vanno gli occhi, mentre la bocca si sgrana, come una pellicola, in un fermo immagine di un film in bianco e nero.
Che se ridi e non mi guardi, nemmeno tu lo sai, che male fai. [...]"
tratto da "Bianca e le parole già scritte"
Commenti
Posta un commento