Io femmina, donna, sono stata anche una bambina, con le gambe magre e le occhiaie grandi che mi segnavano gli occhi, la pelle bianca, i capelli così dritti che oggi li sogno la notte. E andavo a scuola vicino a casa della nonna, perché la mia vera casa era lì, che da bambino la tua casa è dove sogni di tornare sempre e non dove dormi la notte. Avevo una migliore amica di nome Stefania, già alta, bellissima, gli occhi grandi e blu, le labbra carnose e i denti perfetti. Stavamo sempre in cortile a giocare, a correre, a saltare con l'elastico, a scambiarci le figurine di Giorgie e KissMeLicia, a ricalcare disegni attaccati al vetro. Poi avevamo quei diari con lucchetto che sembravano contenere tutti i segreti del mondo, i compagni di classe disegnavano una dedica, un bel disegno e una frase che poteva equivalere a un non ti dimenticherò mai.
E tutte noi femmine facevamo la fila per avere un disegno da Luca, il figo elementare più bello di tutta la scuola. Un disegno. Uno solo. Bastava anche una firma. Andava bene comunque ed era meglio di niente. Perché lui, consapevole di tutto il suo fascino, durante l'intervallo aveva fatto sapere, con pochissima pubblicità, che avrebbe baciato, dietro la tenda verde, ogni bimba glielo avesse chiesto. La sua bocca regalava baci veri, da bocca a bocca. Almeno credo. Perché io mi mettevo in fila, come tutte le altre ma quando arrivava il mio turno scappavo via. Forse era ansia da prestazione, forse avevo schifo, o mi faceva schifo la lunga fila indiana che si creava per tutta la classe, o mi faceva schifo che quella bocca baciasse così tante bocche. Mica che la sua bava rimanesse sulle mie labbra e io non potessi più mandarla via. Insomma il primo bacio di quasi tutte le mie amiche delle elementari non è stato anche il mio e la cosa può sembrare figa ma credo invece sia una di quelle cose che ti scioccano a morte, perché ti senti un po' diversa in quel modo emarginato.
Poi sono arrivati i sabato pomeriggio a casa di Clara e siccome eravamo già all'ultimo anno delle elementari, la cosa ci faceva sentire molto fighe, ma così fighe che avevamo il permesso di uscire dal cortile con una monetina da duecento lire per andare a comperare una pallina colorata al distributore fuori dal bar del centro. E mangiavamo patatine fritte alle quattro di pomeriggio, dicevamo un sacco di cavolate e inventavamo il modo per creare accessori della barbie con gli stuzzicadenti di legno. Aiuto. E' un passaggio strano quello che va dalla barbiefioridipesco ai telefilm di Saranno Famosi.
Tutto molto sfigato insomma. Che se ci penso adesso mi viene addosso quella nostalgia macabra che mi spinge a ricercare quei diari, a chiedermi dove sia finito Luca, che nemmeno in feisbuc si trova più, a cercare di capire perché Giacomo quella volta in seconda elementare, nei bagni della scuola mi ha detto ma tu lo sai vero che Babbo Natale non esiste, sono la tua mamma e il tuo papà ahahah che un po' il mondo addosso mi è caduto e forse mi è mancata l'aria e non importa essere scappata via e non averci creduto per qualche minuto, perché le cose dette dai bambini sono così veloci che nulla importa essere allenate a sparire velocemente.
Una femmina, una bambina con ossa spigolose (da non credere), ugualmente felice, ho giocato tanto con quasi tutti, sono stata sfigata perché mi facevo mettere cerchietti improponibili e non sono stata abbastanza attenta al disappunto della perdita, di quegli anni, ciechi, taglienti e veri. Che più di così non si può. Gli anni in cui della mia famiglia non ricordo niente, solo i nonni e gli occhi grandi di mio fratello. Come avere sei anni, sette, otto, immaginare che la vita sia dietro una tenda verde mangiando patatine fritte alle quattro di pomeriggio, sorseggiando la speranza che poi il futuro sia tutto lì.
E tutte noi femmine facevamo la fila per avere un disegno da Luca, il figo elementare più bello di tutta la scuola. Un disegno. Uno solo. Bastava anche una firma. Andava bene comunque ed era meglio di niente. Perché lui, consapevole di tutto il suo fascino, durante l'intervallo aveva fatto sapere, con pochissima pubblicità, che avrebbe baciato, dietro la tenda verde, ogni bimba glielo avesse chiesto. La sua bocca regalava baci veri, da bocca a bocca. Almeno credo. Perché io mi mettevo in fila, come tutte le altre ma quando arrivava il mio turno scappavo via. Forse era ansia da prestazione, forse avevo schifo, o mi faceva schifo la lunga fila indiana che si creava per tutta la classe, o mi faceva schifo che quella bocca baciasse così tante bocche. Mica che la sua bava rimanesse sulle mie labbra e io non potessi più mandarla via. Insomma il primo bacio di quasi tutte le mie amiche delle elementari non è stato anche il mio e la cosa può sembrare figa ma credo invece sia una di quelle cose che ti scioccano a morte, perché ti senti un po' diversa in quel modo emarginato.
Poi sono arrivati i sabato pomeriggio a casa di Clara e siccome eravamo già all'ultimo anno delle elementari, la cosa ci faceva sentire molto fighe, ma così fighe che avevamo il permesso di uscire dal cortile con una monetina da duecento lire per andare a comperare una pallina colorata al distributore fuori dal bar del centro. E mangiavamo patatine fritte alle quattro di pomeriggio, dicevamo un sacco di cavolate e inventavamo il modo per creare accessori della barbie con gli stuzzicadenti di legno. Aiuto. E' un passaggio strano quello che va dalla barbiefioridipesco ai telefilm di Saranno Famosi.
Tutto molto sfigato insomma. Che se ci penso adesso mi viene addosso quella nostalgia macabra che mi spinge a ricercare quei diari, a chiedermi dove sia finito Luca, che nemmeno in feisbuc si trova più, a cercare di capire perché Giacomo quella volta in seconda elementare, nei bagni della scuola mi ha detto ma tu lo sai vero che Babbo Natale non esiste, sono la tua mamma e il tuo papà ahahah che un po' il mondo addosso mi è caduto e forse mi è mancata l'aria e non importa essere scappata via e non averci creduto per qualche minuto, perché le cose dette dai bambini sono così veloci che nulla importa essere allenate a sparire velocemente.
Una femmina, una bambina con ossa spigolose (da non credere), ugualmente felice, ho giocato tanto con quasi tutti, sono stata sfigata perché mi facevo mettere cerchietti improponibili e non sono stata abbastanza attenta al disappunto della perdita, di quegli anni, ciechi, taglienti e veri. Che più di così non si può. Gli anni in cui della mia famiglia non ricordo niente, solo i nonni e gli occhi grandi di mio fratello. Come avere sei anni, sette, otto, immaginare che la vita sia dietro una tenda verde mangiando patatine fritte alle quattro di pomeriggio, sorseggiando la speranza che poi il futuro sia tutto lì.
Luca non era gay?
RispondiEliminaBarbie andava a fare shopping con ken, l'amico gaio di mister mutanda blu big Jim.
Georgie gulusa de pessss...dopo aver fatto la rovina famiglie facendolo imbarzottire a abel a Arthur, se ne andava a prendere pesce d'oltremanica con lowell.
Kriss me licia, bionda nella sigla, capelli rossi nel cartone (mai capito il motivo)
Kriss me licia.... Che analfabeta che sono...
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