Se stiamo vicine, vicine, noi amiche intendo, è meglio. Perché ci sentiamo meno sole e ridiamo più spesso. E il sole entra meglio dalle finestre. In uno di questi incontri ravvicinati nell'etere, la mia amica S., mi ha fatto venire in mente Zambla. Piccola, piccolissima cittadina che collega la Valle Seriana, risalendo la Val del Riso, e la Val Brembana (ho dovuto ricercare la localizzazione perché non ricordavo più precisamente dove fosse). Montagna vera, dove S. ha una casetta carina, dove ci siamo rifugiate un'estate in cui non ero ancora maggiorenne a parlare di niente e a ridere di tutto. Il protagonista dei primi giorni della vacanza è stato il Nulla (non come quello della Storia Infinita però, forse come quello dei Baustelle). Ricordo un silenzio gigante, un cielo a portata di mano e questi prati immensi e vuoti. Tanto immensi e tanto vuoti che avevamo deciso di prendere il sole con solo le mutandine addosso, sdraiate su quell'erba morbida, il naso che sembrava sfiorare le nuvole e la protezione quasi pari allo zero. Aria buona, fresca, che qui non respiri mai, nemmeno nei giorni giusti. Avevamo portato anche le biciclette per fare una scampagnata che non abbiamo mai fatto, e uno stereo, quello con i mangiacassette. Bella quella vita. Libere di tutto. Tanto libere che dopo qualche giorno abbiamo preso un pullman per Bergamo, poi un treno per Milano (guardando dal finestrino l'insegna della stazione di casa nostra), poi una coincidenza per Genova, dove c'erano degli amici di S., da conoscere per fare baldoria e poi qualche foto, ospitate nel dormitorio dei volontari della Croce Rossa o qualcosa di simile, che i nostri genitori mica lo sapevano che eravamo finite lì. E i cellulari non c'erano e si parlava dalla cabina telefonica, e mia mamma mi diceva ma che casino che c'è lì a Zambla, mentre avevo il traffico di Genova nelle tasche dei pantaloni, e io mentivo, naturalmente, e chissà se non le è venuto un dubbio o magari ha capito che Zambla era così lontana da non sentirne nemmeno il profumo.
Vivaci e assetate di vita. Eravamo così. E quando la Liguria è tornata lontana, il treno per Milano correva veloce, e il controllore del treno per Bergamo ci aveva urlato di non appoggiare i piedi sulle poltroncine, che lui mica lo sapeva che eravamo stravolte, abbiamo rivisto Zambla dal pullman e le margherite ci sembravano talmente grandi che abbiamo deciso di coglierle per fare gli impacchi ai capelli della compagna di viaggio bionda. E l'acqua bruciava troppo e i capelli poi puzzavano e il risultato non era così splendido come avevamo immaginato.
Una vacanza senza pensieri. Che in mutande, in un prato, alla luce del sole, non mi è più successo.
Vivaci e assetate di vita. Eravamo così. E quando la Liguria è tornata lontana, il treno per Milano correva veloce, e il controllore del treno per Bergamo ci aveva urlato di non appoggiare i piedi sulle poltroncine, che lui mica lo sapeva che eravamo stravolte, abbiamo rivisto Zambla dal pullman e le margherite ci sembravano talmente grandi che abbiamo deciso di coglierle per fare gli impacchi ai capelli della compagna di viaggio bionda. E l'acqua bruciava troppo e i capelli poi puzzavano e il risultato non era così splendido come avevamo immaginato.
Una vacanza senza pensieri. Che in mutande, in un prato, alla luce del sole, non mi è più successo.
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