Quando ero piccola ascoltavo gli Abba. Chiquitita (che pronunciavo Cichicita) era la mia canzone preferita. A dire il vero era mio padre che mi faceva ascoltare gli Abba, la sera, dopocena, sprofondati nelle poltrone marroni anni ottanta, quelle che mia madre picchiava con il battipanni, il sabato, per far uscire la polvere.
Dischi 33 giri. La canzone attaccava Chiquitita tell me what's wrong e io mi chiedevo se a cantare fosse la bionda o la mora. Mio padre rispondeva che era la bionda ma credo non lo sapesse veramente. Poi ho chiesto che cosa raccontasse la canzone e lui, che parlava il tedesco ma non l'inglese, mi aveva raccontato di questa bambina cilena figlia di un desaparecidos, rimasta con la madre in attesa che il regime rilasciasse l'amatissimo padre.
Realmente la canzone non fa riferimento a nessun momento storico in particolare e un poco più grande ho pensato che fosse un racconto fantastico, dopo anni ho richiesto conferma e vista la convinzione immutata dell'interlocutore, ho deciso di volerci credere senza pormi altri dubbi.
Poi c'era la musica classica. In serie: Le Quattro Stagioni di Vivaldi, Và Pensiero e Aida di Verdi, Bolero di Ravel, Nessun Dorma di Puccini, per concludere, il gran finale con il CanCan di Offenbach e mia madre che sbucava dalla porta della cucina sgambettando quasi a tempo, come Louise Weber al Moulin Rouge. Tutto per far ridere me e mio fratello.
Non so se ho reso l'idea ma la mia non è una famiglia normale.
Poi penso anche che questo sia uno dei ricordi più normali che ho di noi.
Noi intesi come noi quattro, insieme nella stessa stanza, in condivisione di momenti di cui solo dopo anni apprezzi il senso.
Ed è il primo ricordo come per ogni fase della vita c'è un primo ricordo.
Il primo ricordo di L. sul Fifty Blu.
Il primo esame all'Università.
Il primo viaggio sola.
La prima volta che ho pensato di morire.
La prima volta che ho visto R.
E un milione di altri primi ricordi.
Ti si attaccano alla pelle, è così che va a finire. Sono quelle cose che non perdi più.
Come fossero tatuaggi.
Esistono a colori ma anche in bianco e nero.
Guarda un po'.
(Il mio primo vero tatuaggio me l'ha fatto un tipo che si chiama Franco, ed ero con B., in una lucida e felice mattina d'estate).
Dischi 33 giri. La canzone attaccava Chiquitita tell me what's wrong e io mi chiedevo se a cantare fosse la bionda o la mora. Mio padre rispondeva che era la bionda ma credo non lo sapesse veramente. Poi ho chiesto che cosa raccontasse la canzone e lui, che parlava il tedesco ma non l'inglese, mi aveva raccontato di questa bambina cilena figlia di un desaparecidos, rimasta con la madre in attesa che il regime rilasciasse l'amatissimo padre.
Realmente la canzone non fa riferimento a nessun momento storico in particolare e un poco più grande ho pensato che fosse un racconto fantastico, dopo anni ho richiesto conferma e vista la convinzione immutata dell'interlocutore, ho deciso di volerci credere senza pormi altri dubbi.
Poi c'era la musica classica. In serie: Le Quattro Stagioni di Vivaldi, Và Pensiero e Aida di Verdi, Bolero di Ravel, Nessun Dorma di Puccini, per concludere, il gran finale con il CanCan di Offenbach e mia madre che sbucava dalla porta della cucina sgambettando quasi a tempo, come Louise Weber al Moulin Rouge. Tutto per far ridere me e mio fratello.
Non so se ho reso l'idea ma la mia non è una famiglia normale.
Poi penso anche che questo sia uno dei ricordi più normali che ho di noi.
Noi intesi come noi quattro, insieme nella stessa stanza, in condivisione di momenti di cui solo dopo anni apprezzi il senso.
Ed è il primo ricordo come per ogni fase della vita c'è un primo ricordo.
Il primo ricordo di L. sul Fifty Blu.
Il primo esame all'Università.
Il primo viaggio sola.
La prima volta che ho pensato di morire.
La prima volta che ho visto R.
E un milione di altri primi ricordi.
Ti si attaccano alla pelle, è così che va a finire. Sono quelle cose che non perdi più.
Come fossero tatuaggi.
Esistono a colori ma anche in bianco e nero.
Guarda un po'.
(Il mio primo vero tatuaggio me l'ha fatto un tipo che si chiama Franco, ed ero con B., in una lucida e felice mattina d'estate).
il tuo primo concerto di giggi? tò si scurdato? E quando con il cuscino di "brendon uolsc" (versione della Roggia Bertonica) ascoltavi cenerentola innamorata di Masini?...
RispondiEliminaby the way, cantiamo tutti insieme: "piscinela, te ghe chel va noo...."