Lo sai che è qui, adesso, siamo noi, sono io, sono tutto quello che passa tra capo e collo, tra cuore e polmoni. Aria. Io non dico niente, il mio guscio è un frastuono di disordine, prometto che non sarò diversa, sarò felice, di esserci, di avere, di mostrare, di dire, di scrivere questo o quello, di respirare, respirare così, come l'intermittenza delle luci di Natale.
Un guaio e un momento, sono quello che ti capita oggi e anche domani, nell'orgoglio, la pazienza e il disastro.
La casa ha un sapore di vaniglia.
Come il mestolo che gira al contrario e la vita che fuma nel vapore sopra la cappa.
I piatti impilati nella lavastoviglie e nel groviglio di suoni, voci e scarpe che passano come passo io davanti alle vetrine, il naso all'insù e il dito sul vetro ruvido.
Non riesco a districare gli auricolari. Sono sempre un nodo.
Non riesco a indossare guanti di lana. Mi tremano i polpastrelli e mi sale un brivido dritto per la schiena.
Non ho più visto un arcobaleno. Non c'è più stato sole che abbia attraversato gocce d'acqua in sospensione. Più che un colore mi sento un frammento sospeso. E' solo l'inverno. E' solo qualcosa che buca la pelle e secca le labbra
Ho passato tutto il tempo a chiedermi quale fosse la libertà giusta, la parte di me che dimentica per istanti di avere tutti questi doveri e tutte queste cose da fare. E non ho trovato risposta. Avidamente mi prendo quello che c'è, quello che posso. Come fanno le persone che rovistano nell'immondizia alla ricerca di un pezzo di pane, io frugo e setaccio le particelle d'aria insieme ai miei passi incerti.
Voglio quello che mi spetta.
Sono quella che vedi. Sono la possibilità. Sono quella che scalpita a Natale se i pacchetti non hanno nastri colorati, se la vigilia non c'è abbastanza freddo, se i miei cappelli rimangono nell'armadio.
E anche un cappello si rivela uno sbaglio.
Ci sono dei regali sul tappeto.
I piedi corrono veloci.
Il mio regalo l'ho messo io, con cura. Il rossetto scorre veloce sulle labbra. Le mie labbra hanno il contorno, non serve la matita.
Mentre le manine stracciano la carta penso di essere felice.
Il latte caldo sale nella stanza accanto.
Lo sai che adesso accade la vita.
Qui e fuori, i miei piedi sono freddi.
Un guaio e un momento, sono quello che ti capita oggi e anche domani, nell'orgoglio, la pazienza e il disastro.
La casa ha un sapore di vaniglia.
Come il mestolo che gira al contrario e la vita che fuma nel vapore sopra la cappa.
I piatti impilati nella lavastoviglie e nel groviglio di suoni, voci e scarpe che passano come passo io davanti alle vetrine, il naso all'insù e il dito sul vetro ruvido.
Non riesco a districare gli auricolari. Sono sempre un nodo.
Non riesco a indossare guanti di lana. Mi tremano i polpastrelli e mi sale un brivido dritto per la schiena.
Non ho più visto un arcobaleno. Non c'è più stato sole che abbia attraversato gocce d'acqua in sospensione. Più che un colore mi sento un frammento sospeso. E' solo l'inverno. E' solo qualcosa che buca la pelle e secca le labbra
Ho passato tutto il tempo a chiedermi quale fosse la libertà giusta, la parte di me che dimentica per istanti di avere tutti questi doveri e tutte queste cose da fare. E non ho trovato risposta. Avidamente mi prendo quello che c'è, quello che posso. Come fanno le persone che rovistano nell'immondizia alla ricerca di un pezzo di pane, io frugo e setaccio le particelle d'aria insieme ai miei passi incerti.
Voglio quello che mi spetta.
Sono quella che vedi. Sono la possibilità. Sono quella che scalpita a Natale se i pacchetti non hanno nastri colorati, se la vigilia non c'è abbastanza freddo, se i miei cappelli rimangono nell'armadio.
E anche un cappello si rivela uno sbaglio.
Ci sono dei regali sul tappeto.
I piedi corrono veloci.
Il mio regalo l'ho messo io, con cura. Il rossetto scorre veloce sulle labbra. Le mie labbra hanno il contorno, non serve la matita.
Mentre le manine stracciano la carta penso di essere felice.
Il latte caldo sale nella stanza accanto.
Lo sai che adesso accade la vita.
Qui e fuori, i miei piedi sono freddi.
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