Quella volta che prima possibile era oggi o forse ieri. Quella volta che gli attimi si attorcigliavano come i miei capelli attorno ad un dito. E questo mese, ogni volta che arriva, lo fa come se avesse dei piedi e fossero a punta tesa, come a mirare un cammino senza trovare sassi e pazienza.
Se ti sogno questa notte sono fortunata. Perché ho ripreso a sognare (o forse solo a ricordare) le immagini che avevo perduto. Tutto è frastagliato. Niente è come prima, anche Dicembre ha un suono che a volte non riconosco e a volte mi sorprende.
Quella volta che mi hai detto mi aiuti - a fare cosa - a fare i regali che fra poco è Natale mancava un mese ed era presto e lo sapevo perché era così tutti gli anni e le tue mani volevano che tutti i pacchetti fossero sul letto, di là, dove nessuno li vede.
Se avessi, questa notte, la possibilità di sentirti ancora vicina, te lo direi, che sono sempre io, con il mio albero, il regalo che non hai visto, le palline sovrastate di rosso brillante e il rossetto, il modo migliore per ricordare che il colore addosso era anche tuo.
Quella volta, che sopra tutte le volte, mi hai detto tutto passa mentre i soldi non bastano mai, ci sono altre cose che devono bastare altrimenti è un macello. E il macello è tutto quanto accade nella vita, tutto quello che di previsto non c'è, tutte quelle cose che non voglio, che accadono, che saltano sulla schiena e io, proprio io, sono lì nel momento perfetto, il posto perfetto, il giorno di quel Dio che spero ci sia ma non so.
Se avessi un momento te lo direi, che sono sempre io, ancora una volta, in continuazione, ho solo i capelli più corti e più scuri. Che se li faccio crescere mi sento vecchia e se allungo la mano, non li tocco ma li scuoto come si fa con il pelo di un cane, per una carezza o per dire che in fondo anche l'assenza è un pezzo di vita.
Quella volta che dormivi e non lo sapevi. E io ti guardavo di fretta, in una pausa di un pranzo che non c'è mai stato. Sembravi ancora più piccola, esausta, pensavo che forse avresti sorriso ancora e pensavo che tutto questo non sarebbe mai stato giusto. Il dolore, quello vero era lì, in me, in te e in quelle lenzuola bianche e ruvide.
Se poi il mondo mi bastasse e tutta questa assenza fosse viva, io avrei la forza di entrare, senza cercarti, in quelle stanze fredde, di mobili accatastati e porte chiuse, senza pensare che in fondo il tempo non basta mai, senza volerne ancora, senza sorprendermi a sbirciare nella tua calligrafia e in quelle cose che sono state tue.
Quella volta che non lo sapevo quanti istanti avrei avuto ancora per te e per noi.
Quella volta che ti ho salutata senza voltarmi.
Quella volta che sono scappata per le scale.
Quella volta che ho sperato che domani arrivasse alla svelta.
Quella volta che ormai era tardi e tutto il mondo si è fermato.
Quella volta che ho pensato Se dicembre non avesse i tuoi occhi non sentirei così caldo.
Se ti sogno questa notte sono fortunata. Perché ho ripreso a sognare (o forse solo a ricordare) le immagini che avevo perduto. Tutto è frastagliato. Niente è come prima, anche Dicembre ha un suono che a volte non riconosco e a volte mi sorprende.
Quella volta che mi hai detto mi aiuti - a fare cosa - a fare i regali che fra poco è Natale mancava un mese ed era presto e lo sapevo perché era così tutti gli anni e le tue mani volevano che tutti i pacchetti fossero sul letto, di là, dove nessuno li vede.
Se avessi, questa notte, la possibilità di sentirti ancora vicina, te lo direi, che sono sempre io, con il mio albero, il regalo che non hai visto, le palline sovrastate di rosso brillante e il rossetto, il modo migliore per ricordare che il colore addosso era anche tuo.
Quella volta, che sopra tutte le volte, mi hai detto tutto passa mentre i soldi non bastano mai, ci sono altre cose che devono bastare altrimenti è un macello. E il macello è tutto quanto accade nella vita, tutto quello che di previsto non c'è, tutte quelle cose che non voglio, che accadono, che saltano sulla schiena e io, proprio io, sono lì nel momento perfetto, il posto perfetto, il giorno di quel Dio che spero ci sia ma non so.
Se avessi un momento te lo direi, che sono sempre io, ancora una volta, in continuazione, ho solo i capelli più corti e più scuri. Che se li faccio crescere mi sento vecchia e se allungo la mano, non li tocco ma li scuoto come si fa con il pelo di un cane, per una carezza o per dire che in fondo anche l'assenza è un pezzo di vita.
Quella volta che dormivi e non lo sapevi. E io ti guardavo di fretta, in una pausa di un pranzo che non c'è mai stato. Sembravi ancora più piccola, esausta, pensavo che forse avresti sorriso ancora e pensavo che tutto questo non sarebbe mai stato giusto. Il dolore, quello vero era lì, in me, in te e in quelle lenzuola bianche e ruvide.
Se poi il mondo mi bastasse e tutta questa assenza fosse viva, io avrei la forza di entrare, senza cercarti, in quelle stanze fredde, di mobili accatastati e porte chiuse, senza pensare che in fondo il tempo non basta mai, senza volerne ancora, senza sorprendermi a sbirciare nella tua calligrafia e in quelle cose che sono state tue.
Quella volta che non lo sapevo quanti istanti avrei avuto ancora per te e per noi.
Quella volta che ti ho salutata senza voltarmi.
Quella volta che sono scappata per le scale.
Quella volta che ho sperato che domani arrivasse alla svelta.
Quella volta che ormai era tardi e tutto il mondo si è fermato.
Quella volta che ho pensato Se dicembre non avesse i tuoi occhi non sentirei così caldo.
Mi piace come cosa di dicembre. Tanto.
RispondiEliminaGrazia, Dicembre è un mese magico...
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